Svolta nel caso Ilva, l’acciaieria di Taranto che finalmente potrà commercializzare i prodotti finiti e semilavorati bloccati sulle banchine del porto ormai da tempo. Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha infatti autorizzato la vendita dell’acciaio, posto inizialmente sotto sequestro, del valore di circa 800 milioni di euro. Attraverso questa decisione, con cui viene quindi confermata la richiesta avanzata dalla Procura, si intende evitare il deprezzamento di un milione e ottocentomila tonnellate di materiale prodotto dall’Ilva quando gli impianti erano sotto sequestro. Fonti giudiziarie fanno sapere che il ricavato della vendita verrà affidata ai curatori giudiziari e confluirà su un conto deposito che sarà a disposizione della Procura. Verso la fine del mese scorso lo stesso gip aveva invece respinto una istanza dell’azienda pugliese che chiedeva il dissequestro delle merci allo scopo di garantire gli stipendi dei dipendenti e l’avvio dei lavori di bonifica ambientale dell’impianto. Nella giornata di ieri, invece, è giunto il verdetto della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibili i due ricorsi per conflitto di attribuzione sollevati dalla procura di Taranto sul cosiddetto decreto Salva-Ilva varato dal governo a dicembre per evitare la chiusura dell’acciaieria. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, pur non volendo parlare di vincitori e vinti, si è comunque detto molto soddisfatto: “Non è la vittoria di nessuno, ma è una decisione importante perché chiarisce che il tema del conflitto tra Governo e magistratura è superato, conflitto che io ho sempre cercato di evitare con forza che si aprisse”. “Personalmente – ha poi aggiunto Clini – mi sarei aspettato che venisse presa in considerazione anche la possibilità dell’ammissibilità, con la riserva ovviamente poi di entrare nel merito, una soluzione che avrebbe tenuto aperto un margine di incertezza”. “Spero che questo ci aiuti ad affrontare i prossimi passi in maniera più tranquilla”. Riguardo alla vendita del materiale fino ad oggi fermo sulle banchine del porto, il ministro avrebbe auspicato “che si potesse creare un meccanismo per cui le risorse derivanti dalla vendita di questi prodotti fossero investite obbligatoriamente nelle azioni di risanamento. Ma la vicenda è ancora aperta e spero che si possa arrivare a una soluzione di questo genere”.
Come sempre, ha quindi concluso Clini, “non voglio interferire nelle decisioni della magistratura, ma quelle risorse oggi sarebbero preziose per dare più certezza e concretezza al programma fissato dall’autorizzazione integrata ambientale”.