A prima vista, si direbbe un’ottima notizia: il gettito complessivo proveniente dall’Imu ammonterà, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, a 23,7 miliardi di euro. Ovvero, a 3,6 miliardi in più di quanto previsto dal Dipartimento di Economia e Finanza pubblica al 3 luglio 2012. Una stima che, a oggi, ancora non è stata aggiornata dalla Ragioneria generale dello Stato. Un tesoretto tutt’altro che trascurabile, che si potrebbe utilizzare per ammorbidire gli effetti di un anno di ipertassazione aggiuntiva. Eppure, lo scostamento tra le speranze e la realtà potrebbe rivelarsi piuttosto ampio. Abbiamo chiesto proprio a Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, come sarebbe opportuno impiegare le risorse aggiuntive.
Anzitutto, come mai ci sono 3,6 miliardi di euro in più?
Com’era prevedibile, i Comuni, privati di alcuni trasferimenti e incentivati dallo Stato ad aumentare le aliquote base, le hanno aumentate. L’incremento è stato tale da produrre questi 3,6 miliardi di extragettito. Va da sé che, quando si fanno delle stime iniziali su importi di questo genere, sarebbe necessario fare degli aggiustamenti in corsa, dall’introduzione dell’imposta fino al centramento dell’obiettivo.
E questo è stato fatto?
No. A settembre, il Def avrebbe dovuto emanare una nota aggiornativa, sulla base del primo parziale importo proveniente dalla prima rata dell’Imu, ma non lo ha fatto.
Com’è possibile?
Me lo spiego guardando a una tipica dinamica dell’amministrazione statale: le stime sulle uscite sono sempre al rialzo, quelle sulle entrate al ribasso. Una prassi che ha impedito, per esempio, di produrre una riforma delle pensioni che contemplasse quei meccanismi di flessibilità (incentivi per chi va dopo in pensione, disincentivi per chi ci va prima) che avrebbero reso la disciplina meno traumatica. Un vizio tipicamente italiano che ha una sola eccezione: il calcolo del gettito proveniente dall’evasione fiscale, sistematicamente superiore alla realtà. Si tratta di atteggiamenti che, in sostanza, si giustificano semplicemente con la volontà di stare sempre dalla parte che conviene di più.
Quindi?
Quindi, siccome si tratta pur sempre di soldi che sono usciti dalla tasche degli italiani, lì devono ritornare.
In che modo?
E’ prevista, per il 2013, la rivalutazione catastale dal 60% al 65% precedentemente fissato per tutti i fabbricati classificati nel gruppo catastale D. I proprietari di tali fabbricati, tra cui rientrano in particolare i capannoni, hanno pagato – mediamente – 9mila euro di Imu; una media, ovviamente, trilussiana, ma pur sempre fondamentale per farsi un’idea dell’enorme ordine di grandezza dell’esborso. L’extragettito dovrà essere utilizzato, anzitutto, per fermare questo aumento. Dobbiamo, inoltre, tenere conto del fatto che l’Imu sugli immobili a uso produttivo classificati nel gruppo catastale D viene destinata interamente allo Stato. Ai Comuni, resta esclusivamente la parte eccedente l’aliquota base dello 0,76%. Impedire l’aumento è il secondo scopo del tesoretto. Il terzo consiste nel mantenere la detrazione sulla prima casa di 50 euro per ogni figlio in scadenza al 2014.
Dobbiamo preoccuparci di come saranno effettivamente usati questi soldi?
C’è da temere che finiranno in un calderone da cui, indirettamente, finiranno nella casse del Monte dei Paschi di Siena. E’, del resto, la storia della piccola-media impresa italiana che, da sempre, paga per gli altri.
In ogni caso, il gettito sarà sufficiente per coprire le operazioni descritte?
Non solo è sufficiente, ma dovrebbero avanzare 1-1,2 miliardi di euro.
Come dovrebbero essere usati?
Per abbassare la Tares, un’altra imposta che incide notevolmente sui costi della famiglie.
Non crede che potrebbero essere utilizzati altrove, ad esempio per sanare alcune emergenze sociali quali quella sugli esodati?
Una buona regola amministrativa impone che tutto ciò che si paga in più rispetto ad un determinato capitolo di spesa vada restituito relativamente al medesimo capitolo.
(Paolo Nessi)