Piazza Affari parte in profondo rosso e dopo circa mezzora di contrattazioni il calo è del 2,2%. Più contenute le perdite delle altre piazze europee, con Parigi al -1,5%, Madrid al -1,8% e Francoforte al -1,2%. Questo tremendo avvio si deve agli Stati Uniti. Ieri infatti Wall Street ha chiuso in calo dell’1% circa, facendo registrare la peggiore seduta da novembre per lo S&P500. A che cosa si deve questa brusca frenata agli indici che nell’ultimo periodo sembravano aver intrapreso un rally? Ieri sono stati pubblicati i verbali della riunione della Federal Reserve di fine gennaio, nel quale viene ipotizzato uno stop all’acquisto di asset (buoni del Tesoro e mutui inesigibili) per evitare un aumento eccessivo dell’inflazione. In pratica, l’istituito guidato da Ben Bernanke teme che la politica di quantitative easing finora praticata possa portare a un’eccessiva presenza di liquidità, capace di causare delle bolle. Inoltre, c’è il timore di ampliare in misura eccessiva il bilancio della stessa Fed.



Va detto che anche Mario Draghi, Presidente della Bce, all’inizio di questa settimana aveva evidenziato il rischio della creazione di bolle negli strumenti finanziari a causa della politica di bassi tassi di interessi seguita dall’Eurotower. La quale, va ricordato, non ha messo in campo strumenti di politica monetaria espansiva paragonabili a quelli della Fed. Sembra dunque che le due principali banche centrali del mondo temano che l’eccessiva liquidità presente sui mercati non si riversi sull’economia reale, ma possa anzi causare nuove bolle. Non c’è quindi da essere ottimisti, ma forse quello che ai mercati non piace, e che spiega questa reazione negativa, è la possibilità che non arrivi più “moneta facile” nel sistema, che insomma vengano chiusi i generosi rubinetti della Fed. Chiaramente prima o poi questo dovrà succedere ed è normale che quando accadrà si assisterà a un correzione dei corsi.



Tornando a Piazza Affari, sul listino principale soffrono Mediaset (-3,6%), Enel (-3,3%), Banca Popolare di Milano (-3,1%), Intesa Sanpaolo (-3%) e Fondiaria-Sai (-3%). Nessuno dei titoli principali risulta in rialzo.

Oggi è prevista l’emissione di titoli di stato con scadenza nel 2015, 2019 e 2023 in Spagna, per un ammontare compreso tra i 3 e i 4 miliardi di euro.  In Francia, invece, saranno emessi titoli di stato con scadenza nel 2015, 2017 e 2018 per un ammontare compreso tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. Verranno inoltre pubblicati gli indici PMI relativi a Francia, Germania ed Europa.