L’incertezza del risultato politico nazionale fa precipitare Piazza Affari e le altre principali Borse europee. Ieri lo spread Btp/Bund è risalito oltre i 340 punti base e la Borsa di Milano ha chiuso al -4,89%. A Francoforte il Dax ha toccato il -2,27%, a Parigi il Cac 40 ha registrato il -2,67% e risultati analoghi ci sono stati un po’ ovunque, con il -1,34% del Ftse 100 di Londra e il -2,2% di Madrid. Ad andare male sono state soprattutto le banche, con Intesa Sanpaolo e Unicredit al -9% e Mediolanum e Banco Popolare al -10%. Ilsussidiario.net ha intervistato Mario Deaglio, professore di Economia internazionale all’Università di Torino, per capire meglio cosa sta accadendo sui mercati.
Professor Deaglio, quella di ieri è stata una giornata di passione in tutta Europa…
Gli andamenti delle Borse di ieri riflettono la paura che, aprendosi un periodo di ingovernabilità, l’Italia torni a essere un rischio. Un secondo timore è che il prossimo governo finisca per disfare quanto l’esecutivo precedente ha compiuto, attraverso concessioni di spesa determinate dall’emergenza politica che vadano ben oltre il consentito. In questo modo l’Italia si collocherebbe da subito con dei parametri non più virtuosi all’interno dell’euro. Considerato il peso del nostro Paese, ciò è sufficiente a far sorgere nuovi dubbi sulla stabilità dell’euro.
Questa performance delle Borse è colpa del voto italiano o della situazione incerta dell’economia europea?
Gli sviluppi politici italiani si inquadrano in una prospettiva in cui tutta l’economia europea è chiamata a sopportare un altro anno di austerità. Ciò diventa particolarmente difficile da accettare nel nostro Paese, ma stiamo vedendo che anche Francia, Spagna e una quantità di altri Stati si trovano in una situazione simile alla nostra.
Quale alleanza di governo tranquillizzerebbe i mercati?
Per tranquillizzarli basterebbe la prospettiva della formazione di un governo qualunque, in quanto i mercati non fanno distinzioni ideologiche. L’importante è che il nuovo esecutivo possa garantire una continuità dell’Italia sulle grandi linee di politica economica e finanziaria perseguite nell’ultimo anno, che poi sono le stesse enunciate nella lettera della Bce a Berlusconi dell’agosto 2011.
Cosa accadrebbe invece in caso di voto anticipato?
I mercati preferirebbero comunque una stabilità. Una nuova elezione sarebbe sempre un rischio, visti i risultati di questa e alla luce del fatto che il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito. Le Borse si aspettano la formazione di una grande coalizione, magari con alla testa chi già conoscono, cioè Mario Monti. Anche se ciò nella politica italiana al momento attuale sembra irrealistico, e tutt’al più Monti potrebbe guidare un esecutivo di breve periodo per modificare una legge elettorale e poi riandare a votare.
E’ un fatto che né Berlusconi, né Bersani hanno un programma elettorale all’insegna dell’austerità. Un loro accordo tranquillizzerebbe le Borse?
Su questo anche Monti alla fine ha fatto delle aperture, dichiarando che bisognava abbandonare una politica basata soltanto sull’austerità. Il premier uscente ha spiegato che l’obiettivo è stato raggiunto, e di qui in avanti occorrerà pensare a misure per la crescita. Qualunque governo di coalizione Pd/Pdl, più che i programmi elettorali nella loro integralità, dovrebbe cercare di onorare qualcuna delle promesse fatte in campagna elettorale, con allentamenti fiscali o una politica di incentivi mirati.
Quali interventi sono più urgenti?
Al momento attuale il provvedimento che risponderebbe maggiormente alle domande della gente è un ammorbidimento fiscale, a cominciare dall’Imu sulla prima casa che è diventata un simbolo. Quest’ultima imposta vale 4 miliardi, cioè una somma tutto sommato non così ingente. Ritengo inoltre che si debba attenuare l’Irap, ridurre l’Irpef per le famiglie più povere, erogare sussidi ai giovani e alle famiglie, sottolineando che si tratta di un primo passo e che se questo rilancia un poco l’economia altri ne seguiranno.
Quali effetti avrebbero sulle Borse le eventuali dimissioni di Berlusconi e Bersani?
Darebbero un segnale misto. Da un lato sarebbe interpretato come una fonte di incertezza, dall’altra sarebbe recepito con la curiosità di vedere che cosa viene dopo. Di fronte a un passo indietro dei due leader ci sarebbe quindi probabilmente una fase di attesa. Lo spread si attesterebbe però sui livelli di ieri mattina, che erano già molto più alti rispetto ai giorni precedenti.
(Pietro Vernizzi)