Squinzi, nell’apoteosi confindustriale sulla crescita, auspica “uno Stato che sia amico di chi, tutti i giorni, si impegna a produrre benessere e occupazione”. Niente di nuovo sul fronte delle imprese. Et voilà i dati: il reddito disponibile degli italiani ritornerà nel 2013 ai livelli di 27 anni fa. Questo quanto si legge in uno studio di Rete Imprese Italia. Il reddito disponibile pro capite toccherà quest’anno quota 16.955 euro contro i 17.337 euro del 2012. Un trend in discesa, dato che il reddito disponibile pro capite, nel 2011, è stato pari a 18.216 euro. Il livello di quest’anno è leggermente superiore a quello del 1986, quando il reddito era pari a 16.748 euro a testa.



Et voilà i fatti: nei primi nove mesi del 2012 hanno chiuso i battenti oltre 216mila imprese artigiane e di servizio. Lo mostra ancora una analisi di Rete Imprese Italia. Le iscrizioni ammontano invece a poco meno di 150mila (147mila) per un “saldo” tra mortalità e natalità negativo per 70mila unità. Secondo le stime dell’associazione, nei dodici mesi sono circa 100 mila le imprese in meno.



Et voilà: mancano redditi sufficienti a smaltire quanto le imprese producono. Altro che benessere! E ancora, senza il benessere che spende, le imprese chiudono: altro che occupazione!

Ammesso che toccasse a uno Stato “amico” fare qualcosa, senza il becco d’un quattrino, che rifocilli l’erario, difficile fare granché. Squinzi fa finta di niente, anzi insiste: “Occorre rimettere il manifatturiero al centro dell’attenzione del Paese”. Lo dice a me? A me che per ruolo saccheggio quella manifattura: più che mangiare mi ingozzo e ingrasso; per abbigliarmi vesto alla moda che passa di moda; per andare da qui a lì acquisto un Suv. Non mi fila di pezza, è ormai un fiume in piena: “Siamo tutti sulla stessa barca, nel pieno della tempesta perfetta, quindi dobbiamo tutti remare nella stessa direzione”. Non voglio sottrarmi, remo!



Remo infuriato, insieme a quelle famiglie che, a furia di dar sostegno alla manifattura, si trovano esposte con il sistema bancario per quasi 20.000 euro. Già, remi remi, remi in affanno, ti guardi intorno: remi tu solo e i tuoi simili. Chi ci ha prestato il denaro soffre di “sofferenze” e, afflitto com’è da Basilea 3, ha smesso di remare; i consociati di Squinzi, zavorrati dall’invenduto, alla barca fanno addirittura imbarcare acqua. Serve uno stabilizzatore d’equilibrio per affrontare i perigliosi flutti.

Il modo si intravvede, facciamo 4 conti: io, la mia famiglia, le famiglie di tutti, ci siamo indebitati per acquistare tutto: in 12 anni +140% il debito, come dice la Cgia di Mestre; fin ieri ha guadagnato chi così ha venduto quel tutto, retribuendo pure poco; fin ieri, anche chi ci ha finanziato ha guadagnato. Già, i conti non tornano, qualcuno ha in tasca il malloppo!

Orsù novelli marinai, dobbiamo remare, senza trucchi e senza inganni, altrimenti si va a fondo. Tutti!