Dall’abolizione dell’Imu alla restituzione della tassa sulla prima casa del 2012, fino all’attuazione del condono tombale. Il cilindro elettorale di Silvio Berlusconi torna a sfornare promesse che mettono sul piede di guerra tutti i suoi competitori e che, secondo gli esperti del settore, hanno in parte contribuito a rendere ancora più nera la seduta di ieri a Piazza Affari, col Ftse Mib in calo del 4,5%. Il Cavaliere ne è convinto: se uscirà vincitore dalle prossime elezioni sarà proprio lui, da ministro dell’Economia, a restituire agli italiani i soldi dell’imposta sulla prima casa. Che siano sul conto corrente o in contanti, lo farà entro un mese dalla prima riunione del Consiglio dei ministri. Come se non bastasse, Berlusconi si è detto anche “assolutamente d’accordo a fare il condono tombale. Io l’ho sempre detto, ma la sinistra è sempre stata contraria e se ora ci daranno la maggioranza penso dovremmo farlo. Equitalia è un rullo compressore”. Con Ugo Arrigo, docente di Finanza pubblica all’Università di Milano-Bicocca, commentiamo le proposte dell’ex premier partendo proprio da quest’ultima.
Professore, è davvero possibile immaginare il condono tombale?
Sono estremamente scettico riguardo gli strumenti ipotizzati da Berlusconi, per un motivo in particolare: i governi che attuano il condono fiscale sostanzialmente dimostrano di non essere in grado di combattere l’evasione fiscale. E’ una sorta di resa da parte del governo che, di fronte a tutti coloro che per anni sono sfuggiti al fisco, chiede loro di rientrare spontaneamente mettendo sul piatto uno “sconto” sostanzioso.
Quindi un governo in grado di combattere l’evasione non si giocherebbe mai una carta del genere?
Decisamente no. Un governo in grado di gestire adeguatamente la macchina fiscale, quindi in grado di far pagare le tasse a tutti, possibilmente giuste, eque e contenute, ovviamente non ha bisogno di ricorrere ai condoni. Una soluzione del genere rappresenterebbe solamente la manifestazione dell’impotenza del fisco e, più in generale, di tutto lo Stato, di fronte agli evasori.
Sarebbe probabilmente anche una beffa nei confronti di coloro che invece le tasse le pagano già tutte, non crede?
Certo, immaginare un’ipotesi simile non solo rappresenta una pessima premessa per il futuro, ma è anche una presa in giro nei confronti dei cittadini che hanno sempre pagato regolarmente le tasse. La mia bocciatura su questo fronte, quindi, è totale, anche perché se ci fosse davvero un reale vantaggio economico nel fare il condono, credo che verrebbe interamente perso con la successiva mancanza di credibilità del sistema pubblico.
Cosa pensa dell’idea di andare a prendere i soldi dai conti italiani in Svizzera?
Da tempo si parla di un accordo di questo tipo. I capitali all’estero resterebbero anonimi, ma se dovessero appartenere a residenti italiani sarebbe il fisco svizzero, o di qualunque altro Paese con cui è stato fatto l’accordo, a prelevare l’imposizione per poi riversarla al nostro. In generale, credo che tale soluzione sia piuttosto ragionevole e anche piuttosto urgente. Anzi, francamente non capisco come mai nessuno abbia mai pensato a metterla in pratica finora.
Come giudica invece il dibattito in corso riguardo l’Imu?
Le diverse versioni dell’Ici hanno tutte presentato parecchi difetti, come anche la stessa Imu. Quello che non si riesce a comprendere è come mai la prima casa, quella in cui si abita, debba essere oggetto di un’imposizione di questo tipo, visto che non stiamo parlando di un lusso o di un optional, né di un segnale di una certa capacità contributiva, ma, naturalmente se di dimensioni proporzionali alle dimensioni familiari, di una necessità individuale. La vecchia Ici aveva delle forme di attenuazione per la prima casa, però parziali: nel 2008 Tremonti e Berlusconi hanno deciso di toglierla, facendo a mio giudizio un errore.
Quale?
Quello di toglierla totalmente, con la conseguenza che qualsiasi prima casa, di qualsiasi dimensione, veniva esentata dal tributo riformato. Facendo questo, quindi, abbiamo visto persone possedere una prima casa molto più grande rispetto alle proprie esigenze, magari un’abitazione con dieci vani, non di lusso, che era comunque esentata dal pagamento.
Bisognerebbe quindi tener conto della proporzionalità?
Certo, dovrebbe essere esentata la dimensione abitativa minima proporzionale agli abitanti. Siccome la tassazione opera per vani catastali, ad esempio un vano catastale per abitante potrebbe esentare una famiglia di quattro persone al pagamento per 4 vani. Oppure, volendo essere ancora più generosi, si può immaginare un vano e mezzo catastale esente a persona. Se quindi un cittadino possiede un’abitazione di dieci vani, abitandoci da solo pagherà il tributo su 9 vani o su 8 e mezzo. L’idea, in sostanza, è quella che deve comunque esserci un’area di non tassazione che riguardi tutti quei bisogni ritenuti minimi ed essenziali per chiunque.
Di cosa ha bisogno però l’attuazione di una misura del genere?
Ovviamente dovrà essere necessario ricompensare le minori entrate in qualche altro modo, però non è possibile immaginare solamente un accordo con la Svizzera che, anno dopo anno, non offrirebbe vantaggi di questo tipo. La mia indicazione sarebbe quella di rivedere tutti i trasferimenti e i vantaggi riservati a quei soggetti ed enti, in gran parte pubblici, a cui va circa la metà dei 30 miliardi che lo Stato eroga ogni anno. Se il gettito dell’Imu è stimato intorno ai 24 miliardi, quindi, riformare diverse voci della spesa potrebbe permettere di risparmiare circa 10 miliardi di euro.
(Claudio Perlini)