Saranno pure delle sparate, grosse come case, ruffiane e impraticabili. Intanto, però, stanno dettando il passo alle agende degli altri partiti. E, soprattutto, stanno agendo sul sentimento collettivo, riducendo notevolmente la distanza dal centrosinistra: i due nuovi espedienti mediatici ed elettorali di Berlusconi per intercettare più voti possibili si chiamano “condono tombale” e restituzione dell’Imu, cui si aggiunge – questo sì, lecito e fattibile – il concordato fiscale con la Svizzera. Abbiamo chiesto ad Enrico Zanetti, candidato di Scelta civica in Veneto e responsabile fiscale di Italia futura, cosa ne pensa delle recenti proposte dell’ex premier.



Come valuta l’ipotesi di un nuovo condono?

Sappiamo che quelli varati nel biennio 2002-2003 hanno prodotto complessivamente, nel biennio 2003-2004 (il gettito è sfalsato di un anno), quasi 23 miliardi di euro di entrate: 17 miliardi nel 2003 e 6 nel 2004. Con questi 23 miliardi di extragettito Berlusconi finanziò parte delle riduzioni fiscali sull’Irpef. Oggi pensa di ripetere l’operazione sull’Imu e su altri eventuali ulteriori interventi. Una follia.



Perché?

Tanto per cominciare, il provvedimento implica un raro cinismo politico: rappresenta un premio per chi, in questi anni, non ha versato le tasse e una penalizzazione per chi si è comportato onestamente e pensava che, finalmente, fossimo giunti a una svolta. Inoltre, per le finanze dello Stato si tratta di un provvedimento non sostenibile.

Ci spieghi per quale motivo.

A fronte di questi ipotetici 23 miliardi di extragettito a inizio legislatura – posto che siano tali -, si determinerebbe, come effetto secondario, un’enorme incapacità di introitazione da parte dell’Agenzie delle entrate rispetto alla lotta all’evasione. Storicamente, infatti, a fronte di un condono, l’evasione fiscale aumenta. A oggi, l’impegno a contrastarla è arrivata a produrre un gettito aggiuntivo di circa 12 miliardi annui; siamo in grado di calcolare che il condono è in grado, come minimo, di dimezzare tale cifra. Sulla base quinquennale della legislatura, quindi, si determinerà un minor gettito complessivo per lo Stato di 30 miliardi (6 mld x 5 anni). Al netto dei 23 miliardi recuperati, parliamo, quindi, di 7 miliardi in meno. Uno schema fallimentare già visto nel 2001-2006. Si verificherebbe un netto peggioramento dei saldi di bilancio. A quel punto, a fine legislatura, arriverebbe qualcuno che si troverebbe nelle condizioni di aumentare le tasse più di quanto sono state abbassate, pena il fallimento dello Stato.



Berlusconi ha detto che intende finanziare la cancellazione dell’Imu anche con il concordato fiscale con la Svizzera. Cosa ne pensa?

Si tratta di misure non commensurabili. La regolamentazione con la Svizzera ai fini della trasparenza bancaria, merita di essere valutata. Ritengo, tuttavia, che in Italia, gli effetti saranno diversi da quelli ottenuti negli altri paesi. Da noi, infatti, c’è stata una vera e propria overdose da condono, effettuata a prezzi di saldo; a prezzi, cioè, talmente contenuti da far ritenere agli evasori la trasparenza troppo onerosa, e a farli propendere per spostare i propri patrimoni altrove.

Lei, in ogni caso, cosa suggerisce?

Occorre creare le condizioni affinché abbia senso mantenere i capitali in Italia. Dobbiamo smetterla, cioè, di dare la possibilità di emersioni future, iniziando a essere più severi alla fonte, all’atto della creazione di ricchezza. Prestando attenzione, tuttavia, a non compiere eccessi in termini di norme presuntive che finiscano per penalizzare non tanto chi evade, quanto chi opera sul territorio e finisce per diventare un evasore fino a prova contraria. Si deve, altresì, utilizzare lo strumento dell’indagine finanziaria per scovare l’evasione effettiva, invece che presumerla con meccanismi normativi  che invertono l’onere della prova.

 

(Paolo Nessi)