La chiamano “la vendetta di Obama”: l’intenzione di portare in tribunale l’agenzia di rating Standard&Poor’s, con l’intenzione di chiedere un risarcimento di 5 miliardi di dollari per aver scatenato la crisi dei subprime, è infatti senza precedenti. Si tratterebbe dell’offensiva da lungo tempo covata dal presidente degli Stati Uniti contro Wall Street, con l’intenzione di riformare il mondo della finanza che non a caso nell’ultima campagna elettorale aveva sostenuto il suo rivale repubblicano. Secondo Gianni Gambarotta, contattato da ilsussidiario.net, “Obama fa certamente bene a intervenire contro il mondo delle agenzie di rating che negli ultimi anni hanno abusato della credibilità che avevano acquisito in modo meritorio nel passato, intervenendo anche in campo politico. Ma Obama deve stare attento a come si muove, perché Wall Street negli ultimi tempi è tornata ai suoi massimi e una nuova bolla finanziaria come quella dei sub prime è forse in agguato”.
Fa bene Obama a lanciarsi all’attacco contro le agenzie di rating, in particolare Standard&Poor’s?
Diciamo innanzitutto che qua si tratta di un caso che fa riferimento al 2008 mentre oggi siamo nel 2013. Evidentemente Obama ha deciso questa mossa perché si trova al secondo mandato quindi non potrà più essere eletto. Può allora permettersi delle libertà che prima evidentemente non poteva prendersi.
Siamo dunque al famoso caso della bolla finanziaria e della crisi dei mutui subprime. Ritiene che la decisione di Obama sia una decisione giusta?
Obama ce l’ha soprattutto con la tripla A data alla Lehman Brothers, che pochi mesi dopo fallì. C’è questo all’origine. Entrando nel merito ritengo che sì, sia una decisione giusta nel senso che qualcosa bisogna pur fare contro una situazione alquanto degenerata.
Qual è esattamente la colpa di queste agenzie di rating?
Va detto che le agenzie di rating si sono acquisite una credibilità della quale hanno in seguito sicuramente abusato. Però se la sono acquisita.
Ci spieghi.
Tutti gli investitori, da quelli privati a quelli istituzionali, vanno a caccia di investimenti che diano sicurezza. Per intenderci, se io voglio investire in qualcosa di sicuro vado ovviamente a cercare una emissione che abbia una tripla A, anche se mi rende poco. Se invece vado a investire su una tripla B meno, so che mi rende di più però so anche che comporta un rischio maggiore. Se vogliamo fare un paragone molto banale, è come quando sfoglio la guida Michelin cercando un ristorante: mi danno il loro giudizio e il loro prezzo e io più o meno mi affido alle loro indicazioni.
Dunque niente di male nel loro operato, giusto?
Si sono conquistate una credibilità perché di fatto ai loro inizi il meccanismo era giusto. Svolgevano il ruolo di osservatori, di analisti indipendenti che davano una valutazione di quanto veniva offerto ai risparmiatori e agli investitori.
E invece dopo cos’è successo?
Hanno abusato del loro ruolo, influenzando i mercati e finendo per fare cose che francamente sono poco credibili. Si sono arrogati in parte il ruolo di padroni dei mercati, e questo non può essere, perché la politica non può farsi dettare l’agenda dai mercati.
Obama secondo alcuni vuole intervenire direttamente su Wall Street per riformarne i meccanismi.
Obama aveva già tentato di intervenire su Wall Street subito dopo la crisi ma non c’era riuscito. Adesso invece si sente più forte perché ha inaugurato la fine della sua carriera presidenziale e politica, non ha altre campagne elettorali in cui rischiare il consenso. Non so se la sua sia una vendetta, ma certamente delle regole alla finanza vanno imposte. Non so se questa del presidente americano potrà davvero essere una azione risolutiva. Certo se S&P’s venisse multata dai giudici e la sua responsabilità accertata, sarebbe un segnale forte. Staranno più attente tutte le agenzie del mondo e segnerebbe un precedente.
Di fatto però le agenzie di rating non potranno scomparire perché sono comunque funzionali al sistema stesso, no?
Infatti non credo vadano demonizzate, ma riportate al loro vero compito. Quando si mettono a dare dei titoli alle emissioni di stato o quando declassano gli Stati Uniti d’America svolgono un ruolo politico. Un conto, per fare un esempio, è se danno un parere all’ultima emissione di titoli dell’Eni; un conto quando danno un parere sulla solidità degli Usa. Allora è certamente una cosa diversa.
Assumono cioè un ruolo politico che non gli compete.
Esattamente, e invadono il campo di altri. Le scelte politiche se aumentare o no il debito di uno stato sono decisioni politiche.
C’è chi dice che la crisi dei subprime abbia portato al contagio e alla escalation che poi ha colpito tutto il mondo occidentale. E’ davvero così?
Certamente c’era una bolla finanziaria che prima o poi doveva esplodere, però attenzione. Questa bolla finanziaria è nata dalla volontà politica dell’amministrazione Clinton di concedere mutui anche alle classi meno abbienti che non avevano garanzie da offrire. Poi sicuramente la finanza ci ha messo del suo quando ha strutturato questi mutui e li ha rivenduti sul mercato cercando di guadagnarci. Ha creato una ricchezza teorica nominale sotto alla quale non c’era nulla e ha portato alla crisi finanziaria trasferita all’economia. Attenzione però, perché Wall Street è di nuovi ai massimi. Si sta ricreando una bolla finanziaria anche se su motivazioni diverse.