Non c’è da stupirsi di fronte alle situazioni paradossali che riguardano il mondo della finanza. Apparentemente tutti si preoccupano dello spread italiano (ma anche degli altri paesi del Sud Europa) che è sempre alto. La grande e virtuosissima Germania ci riempie di consigli e ammonimenti, sul piano economico, finanziario e adesso anche politico. C’è addirittura una parte dell’opinione pubblica tedesca che dimostra insofferenza verso gli italiani che sono stati troppo “spendaccioni”. Poi vai a vedere la realtà finanziaria e ti rendi conto che qualche convenienza (per usare un eufemismo) i Paesi del Nord e del Centro Europa la possono avere con i Paesi del Sud in difficoltà. Ci sono alcune operazioni sofisticate che solo gli operatori finanziari riescono a realizzare. James Charles Livermore, formatosi nella City, è uno di loro: opera nell’investiment banking, occupandosi di trading e di finanza strutturata. L’operazione che ci spiega è molto sofisticata, forse inimmaginabile per i comuni mortali.



Di che cosa si tratta esattamente?

È abbastanza sorprendente che sul mercato primario ci siano le banche del Centro e del Nord Europa che fanno sempre le schizzinose di fronte alle aste dei Bot e dei Bpt italiani. Poi, se vai a guardare bene quello che stanno facendo le grandi compagnie di assicurazione di questi paesi, anche in rapporto con le banche, scopri che si è quasi scatenata una “caccia” ai Bot e ai Btp.



Ma come è possibile? Alcuni dicono che siano più rischiosi dei titoli di altri Stati…

In teoria dovrebbe essere così. Poi casca la “maschera dell’ipocrisia”, perché c’è il fatto che i titoli di Stato italiani rendono di più di altri, come quelli tedeschi e finlandesi ad esempio che, appartenendo a paesi virtuosissimi, hanno tassi praticamente nulli.

In pratica che cosa avviene?

Le grandi compagnie di assicurazione dei Paesi del Centro e del Nord Europa in questo momento prendono degli impegni di medio e lungo termine a fronte degli schemi previdenziali sottoscritti dai risparmiatori. Facciamo un esempio: un risparmiatore si impegna a pagare 500 euro al mese per tre o cinque anni, in cambio di un interesse del 5%. Se l’assicurazione investe in titoli sicurissimi che rendono poco o nulla non fa affari o li fa magri, molto magri. Ecco che allora è scattato un accordo tra compagnie di assicurazione e banche che, attraverso un asset swap scambiano i flussi di queste operazioni, passandosi di mano gli interessi dei Btp. Tutto questo crea proprio un fatto paradossale.



Per quale ragione esattamente?

Perché alla fine si va alla ricerca del titolo che rende di più, come quello italiano. In pratica si potrebbe dire che i Bot e i Btp nessuno li vuole ma tutti li prendono. Tutto questo potrebbe anche portare a un riallineamento degli spread.

 

Il fatto in sé si potrebbe essere considerato positivo.

In un certo senso è vero. Ma questo spiega le interazioni che esistono alla fine tra l’Europa del Nord e quella del Sud e si vede anche quale ipocrisia esista sui mercato internazionali e nella finanza.

 

(Gianluigi Da Rold)