La regola non scritta ma sempre applicata negli ultimi decenni vuole che il Segretario di Stato, il punto nevralgico del potere politico e diplomatico della Chiesa, sia italiano. Sarà così anche questa volta? Oggi più che mai è diffuso il desiderio di una Curia capace di proteggere il Pontefice e di non esporlo a controversie logoranti come è successo durante il pontificato di Benedetto XVI. Chi la sera del 13 marzo era lì, accanto al Papa appena eletto, racconta che alcuni esponenti della Curia romana mostravano smarrimento: c’è aria di cambiamento e nessuno pare sapere cosa abbia in testa papa Francesco sul prossimo Segretario di Stato vaticano, sulla riorganizzazione della Curia e sul futuro dello Ior.



Quello appena concluso è stato il primo Conclave dove i cardinali americani erano realmente favoriti e dove alla fine si sono rivelati decisivi per eleggere il Pontefice. Se si è tornati a parlare del caso Ior, e in particolare di una vicenda irrisolta, è proprio perché durante l’ultima congregazione generale di lunedì 11 marzo un nutrito gruppo di cardinali (circa 30), guidato dai prelati americani, ha messo alle strette il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Lo stesso padre Lombardi, portavoce vaticano, ha poi dichiarato che Bertone ha riferito “in forma concisa” della “natura dello Ior” e del “procedimento di inserimento nel sistema internazionale dei controlli Moneyval” contro il riciclaggio. Lombardi ha anche ammesso il desiderio di diversi cardinali di vederci più chiaro sulle recenti vicende della “banca vaticana” che da un mese ormai ha un nuovo presidente, il tedesco Ernest Von Freyberg.

Ma cos’è accaduto durante l’ultima congregazione? Bertone ha criticato il cardinale brasiliano Braz de Aviz per aver manifestato, durante la congregazione di sabato 9, il suo dissenso sulla gestione dello Ior e più in generale della Curia romana. E per il fatto che quel dissenso fosse stato reso pubblico, sospettandolo di aver riferito alla stampa italiana il resoconto del suo intervento. Braz de Aviz ha chiesto nuovamente la parola e ha smentito in modo piuttosto risoluto di aver trasmesso qualcosa all’esterno. Piuttosto, ha detto il cardinale brasiliano, le informazioni potrebbero essere state filtrate dall’“organizzazione”. Numerosi cardinali, a quel punto, hanno applaudito.

Al Camerlengo sono state quindi richieste alcune importanti spiegazioni: perché dal primo al terzo rapporto “Moneyvall”, s’è assistito a un peggioramento nella valutazione sulla trasparenza dell’Istituto? Perché sono passati 9 mesi dalla cacciata di Ettore Gotti Tedeschi alla nomina del suo sostituto? Cos’è accaduto nel periodo in cui l’Istituto per le Opere di Religione è stato senza guida? Per quale ragione, sempre in quel periodo, non sono state “congelate” le attività della banca, limitandosi all’ordinaria amministrazione?

I cardinali hanno anche giudicato “deboli” i 9 punti alla base della cacciata di Gotti Tedeschi con i quali si imputavano al banchiere “incapacità” e “mancanza di prudenza”. Lo si sospettava anche di aver avuto un ruolo nella diffusione dei documenti che ha poi portato all’arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI. Le porpore hanno bersagliato Bertone – dal 2008 presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior – con la stessa domanda: quali interessi danneggiava il presidente dell’Istituto da determinare la sua cacciata? In evidente difficoltà, l’ex Segretario di Stato s’è incartato, senza riuscire a fornire risposte dettagliate.

Ciò che ormai è evidente è che il Presidente Gotti Tedeschi, voluto da Benedetto XVI alla guida dello Ior per condurre l’importante operazione di trasparenza, il 24 maggio 2012 è entrato in sede per dimissionare ed è uscito dimissionato: la sua estromissione è avvenuta quasi ad anticipare la sua volontà di “sfiduciare” il direttore della banca vaticana, Paolo Cipriani. Una fonte molto vicina alla Segreteria di Stato – ha scritto Tornielli su La Stampa – assicura che alcuni giorni prima di essere sfiduciato dal board dello Ior, il presidente Gotti Tedeschi aveva scritto una lettera al Segretario di Stato. Non una comunicazione qualunque, ma un’informativa con la quale il banchiere metteva a conoscenza Bertone della sua volontà di sfiduciare il direttore dell’Istituto per le Opere di Religione, Paolo Cipriani, e un’altra persona del board dello Ior.

A questo punto, oltre alle domande dei cardinali, ne sorge spontanea qualcun’altra: perché sulla vicenda Ior non è mai stata costituita una commissione d’inchiesta? Come mai in 9 mesi nessuno in Vaticano ha voluto ascoltare Gotti Tedeschi e la sua versione dei fatti? Perché la commissione cardinalizia che si è riunita per ben 4 volte non è mai riuscita a ratificare l’estromissione di Gotti Tedeschi?

Non auspichiamo certamente una nuova Inquisizione, ma la Chiesa che esce da questo Conclave ha bisogno di andare oltre anche la misteriosa vicenda Ior. Vista l’aria di novità portata da Jorge Mario Bergoglio, la sensazione è che lo farà: è Chiesa del Mondo, non di Roma.