Che cosa provoca la questione di Cipro nei Paesi europei? Il prelievo forzoso sui conti correnti bancari, di una notevole entità, crea un precedente che può scatenare un’autentica rabbia sociale, un diffuso sentimento antieuropeista in modo ancora più radicato di quello che già esiste e di cui si vedono gli effetti concreti nelle elezioni greche e in quelle italiane. Si può fare solo un paragone, ma molto flebile per consistenza, con la manovra di Giuliano Amato fatta in Italia nel 1992, quando ci fu un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti degli italiani. Ma qui la proporzione non regge. Per Cipro, che ha bisogno di 10 miliardi di euro di aiuti, si parla di un prelievo forzoso del 6,7% per i conti correnti fino a centomila euro e del 9,7% per quelli superiori a tale cifra. Si stanno studiando gli scaglioni del “prestito forzoso”, con delle esenzioni, pare, per i depositanti fino a ventimila euro. Ma il tutto avviene in un clima confuso, con il Parlamento cipriota che deve decidere, con una maggioranza che smentisce il suo premier, e gli sportelli bancari che sono chiusi sino a giovedì.



Ma a parte il precedente italiano, è come se l’Europa fosse arrivata a infrangere l’ultimo tabù: quello di mettere le mani nei conti correnti delle persone. L’effetto di questa scelta, che si dice sia stata “studiata attentamente” (ma qualcuno sorride in modo velenoso) a Bruxelles, sotto la grande strategia di Angela Merkel, ha creato ovviamente una grande turbolenza sui mercati, con gli spread che hanno ricominciato a salire e soprattutto con le nuove voci di “effetto contagio”, che sembrano tuttavia scongiurate. Il professor Ugo Arrigo, docente di Scienza delle Finanze, all’Università Bicocca di Milano, resta quasi stupefatto di fronte alla richiesta di un commento su una simile scelta: «Che dire? Alla fine mi sembra una tipica scelta europea che porta poi ad annegare in un bicchiere d’acqua. Hanno perso tempo nell’intervenire in Grecia, con le conseguenze che poi abbiamo visto, ora intervengono in questo modo a Cipro. Devo dire che condivido innanzitutto il commento di Jean Paul Fitoussi: è un intervento, un approccio di tipo ragionieristico da parte dell’Europa, che sembra non aver capito che cosa sia una vera scelta economica, soprattutto in un momento di crisi e di recessione come questa».



Quali conseguenze prevede dopo un simile diktat?

Guardi, sono meno diplomatico di Fitoussi. In questo caso l’Europa ha fatto veramente outing, ha dimostrato di non comprendere niente di come si possa affrontare la crisi economica in cui ci dibattiamo. Emergono tre elementi che vorrei elencare: primo, l’Europa non ha nessuna idea di come uscire dalla crisi; secondo, si sono rivelati degli autentici incompetenti; terzo, si sono oltretutto dimostrati anche dei veri “azzeccagarbugli”. Le conseguenze? Un crollo della fiducia generale nei confronti dell’Europa, delle autorità europee. Si capisce che vogliono alimentare le fila dei “grillini”, come è avvenuto in Italia, anche negli altri paesi europei.



Il problema è in questo caso complicato da rapporti con altri paesi…

Sì, c’è la Russia di Putin che non ha gradito, perché molti suoi concittadini stanno facendo affari a Cipro e hanno tanti depositi bancari. Poi c’è una nota del primo ministro britannico, David Cameron, in cui dice che rimborserà la tassa ai militari che sono nell’isola da decenni. L’Inghilterra ha già un piede fuori dall’Europa e quanto sta accadendo non può che compromettere ulteriormente i rapporti tra Regno Unito ed Europa.

 

Quali effetti avrà tutta questa situazione?

È evidente che l’effetto sarà dirompente e interesserà anche altri paesi. Ma insisto sul problema dell’incrinatura grave, della rottura che si avrà nel rapporto di fiducia con le persone. Di fronte a una simile iniziativa, mi viene voglia di parlare di “effetto Schettino”. È come se i passeggeri di una nave e l’equipaggio dubitino delle capacità del comandante di saper pilotare una nave. È questo l’aspetto più grave.

 

Prima ha accennato a un approccio ragionieristico, come ha fatto Fitoussi, mentre i fenomeni economici sono più complessi, hanno per loro natura delle interdipendenze…

È la cosa più evidente che balza agli occhi. Ci sono a volte delle manovre che, in sé, possono apparire giuste, ma non tengono conto delle conseguenze. In questo caso sto pensando alla manovra fatta da Mario Monti l’anno scorso in Italia. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

 

(Gianluigi Da Rold)

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