È quasi difficile immaginare la capacità che le autorità europee, e anche quelle della cosiddetta “troika”, hanno di ingarbugliare i problemi, di creare precedenti che travolgono di fatto anche quel poco di sentimento europeista che resta. Adesso la questione di Cipro è bloccata, dopo che il Parlamento dell’isola ha messo in minoranza il primo ministro. Le banche che dovevano riaprire oggi, riapriranno forse martedì prossimo. Il prelievo forzoso sui conti correnti è stato bocciato e difficilmente si potrà ripercorrere quella strada, per poi ottenere un aiuto. Quindi tutti al lavoro, per trovare entro il prossimo weekend un’altra soluzione, naturalmente all’insegna del rigore, in omaggio alla linea dei tedeschi, della signora Angela Merkel che pensa soprattutto a vincere nelle prossime elezioni di settembre in Germania. Con questi presupposti, ci si chiede legittimamente: quale soluzione?



È incredibile e quasi paradossale che un Paese che realizza tra lo 0,5% e lo 0,2% del Pil europeo stia creando uno degli allarmi più gravi per la tenuta dell’euro. Dopo che per due volte, un altro Paese, la Grecia, che arriva al 3% o al 3,5% del Pil europeo, aveva creato un parapiglia incredibile, che si è trascinato per mesi tra elezioni politiche (ripetute) all’interno della Grecia e una situazione sociale e politica di grande allarme. Guido Gentili, autorevole editorialista de Il Sole 24 Ore non riesce quasi a trovare le parole per commentare quello che sta avvenendo: «Mi sembra veramente una situazione complicata e un nuovo allarme per l’euro. Mi dicono che a Cipro stia montando un sentimenti anti-tedesco che è oggettivamente preoccupante. E non si può che concordare sulla fragilità di questo sistema che si perde di fronte a paesi che rappresentano una parte poco consistente, non voglio dire marginale, nella formazione del Pil europeo».



Come si esce da questa situazione?

È abbastanza complicato immaginarlo. Certo non si può pensare di ripercorre la stesa strada del prelievo forzoso che si era battuta con una semplicità sconcertante. E quindi non so proprio dove andranno a parare. Un fatto del genere ha messo in allarme altri paesi, come la Russia e la Gran Bretagna per i loro cittadini che operano e risiedono a Cipro, ma ha messo soprattutto in allarme i cittadini di tutti i paesi europei. Chi non ha pensato che questo poteva essere un esempio anche per altri paesi? Proprio nel momento in cui Commerzbank ha parlato di prelievo forzoso anche per gli italiani sui conti correnti nella misura del 15%?



Ci sono poi altri elementi che suscitano dubbi e perplessità nell’opinione pubblica europea. Sarà pure un caso, ma l’ammontare del prelievo forzoso equivaleva all’esposizione delle banche tedesche su Cipro.

È evidente che tutto questo non abbia un aspetto gradevole. Quella cifra, così coincidente, ha fatto balzare sulla sedia molti analisti e si può immaginare quali pensieri abbia provocato nella testa dei cittadini europei. Ci sono poi altre coincidenze che andrebbero analizzate, ma il fatto più grave è lo schematismo dell’intervento, la possibilità di creare un precedente che per molti è inquietante, la cocciuta politica che i tedeschi continuano a difendere in vista delle loro prossime elezioni.

 

Nasce quasi spontaneo un retropensiero: i tedeschi lo fanno solo per un’ottusa cocciutaggine, oppure sono loro che vogliono uscire dall’euro?

Difficile imboccare questi scenari, ma è anche evidente che la crisi dell’euro può avvenire dall’alto o dal basso, dai paesi del rigore, del Nord, o dai paesi che in questo momento sono indeboliti come nel Sud dell’Europa. La situazione europea appare sempre instabile, crea tensioni. Abbiamo avuto il problema della Grecia, ora quello di Cipro. Si sta profilando all’orizzonte un caso Slovenia. Come si può pensare di procedere in questa maniera? È evidente che i dubbi sulla tenuta dell’euro stiano venendo in mente a molti.

 

La sensazione è che la sbrigatività di alcune scelte riveli poca capacità di visioni politiche, di scelte politiche.

In questo momento, visto quello che sta accadendo un po’ ovunque, si potrebbe anche parlare di “ora del dilettante”. Non è piacevole dirlo, ma a che cosa altro si può pensare in una simile situazione?

 

(Gianluigi Da Rold)

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