Quando ho visto il titolo dell’intervento di Giovanni Passali mi è scappato da ridere, perché ho capito subito che ero caduto nella trappola delle argomentazioni da bar che avevo in tutti i modi cercato di evitare. Me lo ero detto che era meglio lasciar perdere, ma abituato a basare i miei giudizi sui fatti, non ci sono riuscito. Poi, per un istante, ho pensato anche che magari l’articolo avrebbe tenuto fede al titolo e sono andato a cercare le prove nel testo pronto a cospargermi il capo di cenere: in fondo non sono un economista con la E maiuscola. Purtroppo, non le ho trovate, come non ho trovato alcuna argomentazione relativa alle mie affermazioni, ma solo una serie (sterile) di “ma Solari ha omesso di” (quasi sempre accompagnate da un austero aggettivo, quale “grave”, per impressionare un po’ di più), nel complesso abbastanza scevri di qualsiasi valore esplicativo.
Ho trovato un esempio calzante dello stile argomentativo che volevo criticare, cosa di cui non si può non ringraziare Passali, uno stile che invece che venire al punto, ovvero l’incapacità di un ventennio politico di trarre vantaggi dalle condizioni di controllo del costo del debito create dall’euro, ogni volta chiama in causa anche altre concause che possono essere anche verosimili, ma sono sempre delle concause. Lo stile è per le mie abitudini irritante e velatamente maleducato e si guadagna una risposta che sarà irridente, ma con simpatia (non si preoccupi Passali, sono molto relativista e ognuno può credere quello che vuole a condizione di non propinarmelo come verità assoluta quando per me è una bufala); è lo stile tanto diffuso oggi tra chi attribuisce appartenenze quasi settarie a chiunque dissenta dal proprio verbo rivelato e dato che non faccio parte di alcuna setta e non traggo vantaggio dalle mie convinzioni, produce ironia tagliente.
Confesso, non tollero chi classifica gli altri secondo il proprio parametro, ovvero l’interesse (se sostieni l’euro, allora fai parte del bieco comitato d’affari che ha dentro tutti i babau moderni…). Sono quindi in grave (uso anch’io questo inflazionato aggettivo della prosa passaliana) imbarazzo anche solo a rispondere. Che cosa dovrei controbattere? Ho letto e riletto, ma di prove nemmeno l’ombra, neanche un filo di fumo dalla canna della pistola (al femminile). Riassumendo e se ho capito bene, le principali argomentazioni di Passali nella confusione che solleva, sono:
1. L’euro non ci ha protetto dalla crisi e in particolare la Bce ha protetto solo le banche;
2. La scienza economica ufficiale (e poi non devo ridere? Quale sarebbe quella non ufficiale? Quella dei Carbonari?) ha fallito e lo ha confessato pubblicamente;
3. Il processo di convergenza dell’euro ha danneggiato i paesi più deboli, fragili o indifesi a causa degli “architetti” dell’euro’;
4. Il debito è esploso da quando abbiamo perso la capacità di inflazionarlo (che viene collocata al 1981).
Il resto sono una serie di invettive che dimostrano anche scarsa dimestichezza con la lingua italiana quando si scambia il significato di crescita (nel mio testo chiaramente legata alla metafora dell’adultità) con la crescita (economica). Oppure rivelano una preoccupante amnesia storica, quando il Passali si chiede perché ci hanno voluto nell’euro, dimenticando che ci siamo entrati per il rotto della cuffia e che in realtà non ci volevano… Non devo scrivere un libello, quindi mi limito a due considerazioni.
Il debito non è esploso quando abbiamo perso la capacità di inflazionarlo, ma quando l’inflazione non è bastata a controbilanciare l’accumulazione di debito a causa dei disavanzi anche in relazione al costo del debito. Ricordo anche a Passali che la spesa per interessi sul Pil prima dell’entrata nell’euro aveva superato il 20% e che in relazione alla nostra entrata tale rapporto è sceso sotto il 10% (a causa di migliori tassi di interesse sul debito collegati alla stabilità valutaria).
Non è colpa dell’euro se la spesa corrente ha continuato a crescere senza che si traesse vantaggio dal controllo della spesa per interessi, GRAZIE all’euro (non è difficile, basta usare le fonti Istat e Banca d’Italia e anche un inesperto come me lo capisce). La seconda considerazione riguarda la convergenza dei diversi paesi secondo il Trattato di Maastricht. Anche qui non capisco dove trovi fondamento l’affermazione che si sarebbe trattato di una gara uguale per tutti. In realtà, pur con i possibili limiti di alcuni paletti, a ogni Paese è stato chiesto di procedere in una direzione in modo costante e coerente, riconoscendo differenze in partenza (altrimenti con un rapporto debito/Pil così alto non ci saremmo mai entrati) e ammettendo diverse deroghe. Anche in questo caso, non è colpa dell’euro se abbiamo usato i vantaggi del contenimento della spesa per interessi per continuare a finanziare la spesa corrente, invece che ridurla o almeno aumentare quella per investimenti.
Ci sarebbe molto da dire anche sul perché non si fanno fallire le banche che non mi stanno particolarmente simpatiche, ma mi auguro che se si deciderà finalmente di farlo come sembra auspicare Passali, inizino da quella dove ha i suoi depositi e non dalla mia. Oppure, ancora sul fallimento della scienza economica, sulla quale mi auguro Passali volesse giocare l’iperbole (un po’ il jolly di questo tipo di prosa, un vero canone, ormai in voga nella ricerca del “cattivo”), visto che la scienza moderna in generale è falsificazionista, impara dai propri errori ed evolve. Laddove tutto fosse prevedibile, non avremmo bisogno nemmeno di studiarlo, ma non mi sembra che si possa parlare di “scienza economica dominante e al potere” a meno di non allinearsi alle teorie del complotto. Non si capisce poi quale sarebbe quella non dominante, ma evidentemente come in Fahrenheit 451 ci sono libelli scambiati di nascosto tra pochi adepti che lottano per la sopravvivenza della verità.
Evito invece di entrare nel merito della sequela di luoghi comuni che infarciscono il resto di quella che voleva essere una risposta, ma è diventata una raccolta di affermazioni generiche.
Sempre da canone, per fortuna, non ci siamo fatti mancare la retorica sui popoli, sul mercato del lavoro, sull’economia reale (come se si potesse separare da quella finanziaria), su stampare la propria moneta per risolvere i problemi sociali ecc.
Insomma, un pateracchio messo in piedi solo perché mi sono permesso di ricordare che ci sono interpretazioni diverse da quelle degli anti-euro un po’ di maniera che guarda caso sono apparsi solo negli ultimi due anni.
Per carità, non volevo convincere nessuno, ma dopo un po’ che attorno a te senti e leggi cose che non condividi e ti sembra di essere in un altro mondo ci vuole un po’ di Ubik.