Ci siamo, la sciarada – come in “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler – sta per concludersi. Due dei principali consiglieri economici di Angela Merkel, i professori Lars Feld e Peter Bofinger, hanno dichiarato nel corso del fine settimana che i paesi in difficoltà dovrebbero pagare di più per il loro salvataggio, ovvero reso mantra quanto da giorni circolava sottotraccia: nei paesi del Mediterraneo ci sono abbastanza patrimoni privati e immobiliari per coprire i costi dei programmi di risanamento. In un afflato quasi comunista, il professor Bofinger ha dichiarato: «I ricchi dovranno cedere parte del loro benessere nei prossimi dieci anni», intendendo per ricchi paesi come l’Italia e Cipro. I due economisti, membri del Council of Economic Experts, meglio noto anche come “I cinque saggi”, hanno insomma lanciato il macigno nello stagno, facendo intendere chiaramente quale sarà uno degli argomenti principali della campagna elettorale di settembre.
Parlando allo Spiegel, il professor Bofinger ha anche dichiarato come utilizzare l’arma del prelievo forzoso sui conti ciprioti sia stato un errore ma non perché la libera circolazione dei capitali e l’intangibilità dei depositi sono tutelati dall’Europa a livello statutario, bensì perché «i ricchi nel sud Europa aggirano questa pratica spostando i loro soldi nella banche dell’Europa del Nord». Immediato gli ha fatto eco il professor Feld, forte del recente studio della Bce in base al quale i cittadini dei paesi in crisi sono più ricchi di quelli tedeschi: «Questo dimostra come la Germania faccia bene a tenere una linea oltranzista».
Stando all’Eurotower, la ricchezza media a Cipro è di 267mila euro, contro i 51mila in Germania, dove solo il 44% dei cittadini è proprietario di casa e moltissima gente non ha di fatto alcuna proprietà. Altri dati, parlano di livelli medi di 183mila euro in Spagna, 172mila in Italia e 102mila in Portogallo. Insomma, il Club Med batte in ricchezza pro capite media i Paesi con rating AAA. Ora, permettetemi un salto logico: perché l’oro cala, scendendo ai minimi da due anni, addirittura sotto quota 1400 dollari l’oncia, nonostante le continue turbolenze sui mercati che dovrebbero sostenere verso l’alto la quotazione del bene rifugio per antonomasia? Il peggio della crisi è passato? Primo effetto collaterale del diluvio di denaro giapponese sui mercati? No, si sta già prezzando il surplus di offerta che giungerà da investitori sovrani a garanzia di nuovi pacchetti di salvataggio, oro che le banche centrali dei paesi forti compreranno al volo e a prezzo ribassato, stante il calo di questi giorni. Timing perfetto od operazione a tavolino, tanto che più di una grande banca d’affari aveva previsto la correzione al ribasso?
Venerdì scorso l’Eurogruppo ha dato il via libera ai 10 miliardi di aiuti per Cipro, la prima tranche dei quali dovrebbe essere sbloccata già a metà maggio, ma, non si sa perché, a Nicosia hanno ben poco di cui stare allegri. Prima si sono visti imporre il prelievo forzoso sui conti correnti sopra i 100mila della Laiki Bank e della Bank of Cyprus, misura che non ha colpito né le banche straniere alla ricerca di alti rendimenti, né gli oligarchi russi, bensì medie aziende e la stessa Università di Cipro. Venerdì, poi, hanno scoperto che dovranno vendere i tre quarti delle loro riserve auree come misura per concorrere all’abbattimento del debito: era scritto nero su bianco su minute preparatorie dell’Eurogruppo di cui è entrata in possesso la Reuters.
Cosa significhi questo è chiaro: primo, ormai Cipro non ha più sovranità e lo ha detto chiaro e tondo il governatore della Banca centrale di Nicosia nel tardo pomeriggio di venerdì. Secondo, quando un domani Nicosia vorrà – o dovrà – dire addio all’eurozona, sarà decisamente più difficile farlo senza sufficienti riserve auree a parziale garanzia della nuova valuta. La clausola 29 del documento è molto chiara: «Vendita di riserve auree in eccesso. Le autorità cipriote si sono impegnate a vendere il quantitativo in eccesso delle riserve auree di proprietà della Repubblica. Si stima che questo genererà un’entrata una tantum di 400 milioni di euro». Né la Banca centrale cipriota, né i funzionari sapevano però niente della misura: chi ha preso la decisione, quindi? Misteri dell’eurozona, dove le cose si materializzano senza paternità, salvo poi scoprire come sia stata la Bce a imporre la misura all’Eurogruppo per vedersi ripagati in parte i soldi del programma di liquidità d’emergenza Ela da parte della Banca centrale cipriota.
Oltretutto, al netto dei 10 miliardi sbloccati, i costi per il salvataggio sono già saliti dai 17 miliardi iniziali ai 23 attuali e l’onere di trovare i 6 miliardi extra ricadrà interamente su Cipro, la Germania e il Fmi sono stati netti sulla questione. Di più, il governo si aspetta una contrazione dell’economia del 13% quest’anno, ma Megan Greene della Maverick Intelligence teme che il dato sarà ben peggiore, vista la portata dell’austerity che sta per abbattersi sull’isola: «Per Cipro sarebbe meno doloroso un amichevole divorzio dall’eurozona», ha dichiarato. Certo, per tutti gli eurocrati quello di Cipro è un “caso unico”, ma se così non fosse preme ricordare i tre precedenti che la lezione impartita a Nicosia dall’Ue ha generato: prelievi forzosi sui conti correnti, controlli sul capitale e ora, di fatto, confisca (o vendita forzata, se vi piace di più) delle riserve auree.
Quando un domani non troppo lontano toccherà all’Italia scendere a patti con la troika per essere salvata, pensate che Cipro resterà un “caso unico” o il risparmio privato più alto d’Europa, l’immenso patrimonio immobiliare dello Stato e la quarta riserva aurea del mondo (circa 2500 tonnellate, prima di Roma solo Usa, Germania e Fmi) faranno troppa gola ai salvatori dell’Eurozona?
Prima dell’Italia, però, potrebbe esserci il Portogallo e temo che l’intervento sulle riserve auree sia un chiaro indizio del fatto che Lisbona avrà bisogno non solo di più tempo ma anche di un secondo salvataggio. E non sarà un free lunch. La nazione, infatti, è impantanata in una trappola debitoria spaventosa, la contrazione economica è molto più profonda di quando preventivato, grazie alle politiche di austerity che la Corte costituzionale ha bocciato questa settimana, innescando la volontà di rappresaglia di Bruxelles. Lisbona dovrà finanziarsi per 14,1 miliardi l’anno prossimo e per 15 miliardi nel 2015, il 30% in più di quanto necessario quando scoppiò la crisi nel 2011.
Insomma, i 78 miliardi di salvataggio non bastano, la situazione è più grave: la ratio debito/Pil raggiungerà il 124% quest’anno e il carico per il finanziamento e il servizio del debito continuerà a salire almeno fino al 2017. L’unico settore che traina è l’export, peccato che conti solo per il 30% del Pil, quindi non riesca a compensare la devastante contrazione della domanda interna. Il deficit è al 6% del Pil, mentre il debito esterno è pari al 300% del Pil. In compenso, grazie ai metodi poco urbani di Salazar, il Portogallo ha 382 tonnellate di riserve auree, le quattordicesime al mondo, più di Gran Bretagna (grazie a Gordon Brown che lo svendette quando le quotazioni erano ai minimi) e Spagna. Se, come appare ormai ovvio, il Portogallo avrà bisogno di un altro salvataggio, pensate ancora che Cipro resterà un “caso unico”? Altro che oro per la patria, qui è oro per la Bce. E per le elezioni della Merkel.
P.S.: Un po’ di timing, tanto per farvi capire meglio. Venerdì scorso, giorno dell’Eurogruppo, il mercato futures dell’oro di New York ha aperto con una monumentale vendita di 3,4 milioni di once, circa 100 tonnellate in contratti futures sul mese di giugno. Guarda caso, questo shot iniziale ha portato l’oro a 1540 dollari l’oncia, di fatto il livello di supporto per molti traders. Nei 30 minuti seguenti, sono state vendute altre 10 milioni di once, circa 300 tonnellate, un timing perfetto per impattare sul mercato più liquido, quello di New York e per fare sentire lo scossone su altri mercati chiave esteri, come Londra, che in quel momento era aperta al trading. Insomma, in un’ora è stato venduto il corrispettivo del 15% della produzione annuale mineraria d’oro: chi e perché ha fatto partire quell’ordine destabilizzante venerdì? Chi è talmente short sull’oro da aver guadagnato una fortuna venerdì scorso e ancora ieri e chissà per quanto ancora? Chi beneficerà del calo del prezzo d’oro, ora che molti paesi potrebbero vedersi costretti a intervenire sulle riserve per finanziare i loro salvataggi, garantendosi acquisti a prezzo di saldo? Scusate, ma io alla bolla aurea e allo tsunami giapponese non ci credo.