Giulio Sapelli non è in corsa per la Presidenza del Consiglio di sorveglianza della Banca Popolare di Milano, rimasto senza guida dopo le dimissioni di Filippo Annunziata. Leggendo Il Corriere della Sera di oggi, infatti, poteva sembrare che il Professore di Storia economica dell’Università di Milano avesse incontrato a pranzo Andrea Bonomi, Presidente del Consiglio di gestione di Bpm, magari per discutere di questa nomina. Nell’articolo a pagina 37 (dal titolo “Popolare Milano e caso Corallo. Il presidente Annunziata si dimette”), a firma di Federico De Rosa, non veniva citato il nome di Sapelli. Tuttavia, il sottotitolo “Possibile l’uscita di altri consiglieri. Il pranzo Bonomi-Sapelli” poteva lasciar intuire un “accordo” tra i due affinché il Professore potesse arrivare al vertice di Piazza Meda magari in quota alla Fiba-Cisl. Ma è lo stesso segretario generale della Federazione italiana bancari e assicurativi, Giuseppe Gallo, a smentire ogni rumor. Raggiunto da ilsussidiario.net spiega infatti che «si tratta di notizie prive di qualsiasi fondamento. Sapelli ha sempre dato un contributo assolutamente disinteressato alla banca e al nostro sindacato grazie alla sua competenza, lungimiranza e sensibilità. Nella sua storia professionale ha sempre fatto riferimento all’impresa sociale e alla banca popolare cooperativa, che è la forma che l’impresa sociale ha assunto nel settore bancario. Non ha mai chiesto, e gliene va dato onore, alcun tipo di incarico per questo». Gallo smentisce anche il fatto che la Fiba-Cisl cerchi di influenzare nomine o decisioni del management della banca: «Esiste solo un orientamento che legittimamente esprimiamo. La Cisl nasce con un patrimonio genetico favorevole all’impresa sociale, alla democrazia economica, alla governance quanto più possibile estesa agli stakeholders. Riteniamo che questa profonda forma di partecipazione sia la via regia per uscire dall’antagonismo. Quindi, doverosamente, diamo l’indirizzo agli associati e ai lavoratori. Non deteniamo quote e siamo assolutamente rispettosi delle delibere che assumono liberamente i soci in assemblea».



Resta il fatto che per la Bpm si avvicina l’assemblea del 22 giugno in cui si discuterà della trasformazione in Spa promossa da Bonomi, il quale, in un’intervista pubblicata oggi da Il Messaggero, sostiene che dopo la realizzazione del suo progetto verrebbe alla luce la “vera banca popolare”. Parole che Gallo non condivide assolutamente: «Siamo stati i primi a uscire con un giudizio negativo su questo progetto. La Spa ibrida francamente è una categoria inesistente: esistono la banca cooperativa o la Spa. Soprattutto, è falsa l’equivalenza secondo cui la Spa ibrida – vale a dire una Spa più una fondazione Onlus, più un aumento gratuito di azioni per il personale – equivarrebbe alla vecchia banca popolare cooperativa».



Giudizio frutto di un’ottusa chiusura a ogni cambiamento? «No, noi rivendichiamo la bontà del modello di banca popolare cooperativa che costitutivamente ha una governance democratica. È un modello che è stato la leva di sviluppo dei territori e delle comunità di appartenenza e resta per noi il riferimento importante. Ciò non toglie che, preservando l’identità sociale, siamo aperti a tutte le variazioni della governance. Ad esempio, abbiamo appoggiato in passato la trasformazione, suggerita dalla Banca d’Italia, dal modello monistico al modello duale in Bpm».

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