Più che previsioni, quelle del Governo sul Pil italiano sono poesie di Tonino Guerra. Vengono abbassate di volta in volta dimostrando un ottimismo ossessivo e una analisi distopica. Il 21 marzo si parlava di un -1.3% atteso per il 2013, oggi si dice abbiano ulteriormente limato a -1.5/1.6%. Ma tranquilli: si torna a crescere dal prossimo anno. Ci devono credere molto alla ripresa nel prossimo anno, visto che lo giurano da anni, sin dall’inizio della crisi. I mercati reagiscono male, non credo per quello 0.2% di limatina, ma perché in una situazione tesa per cause politiche, l’ennesima limatina non è gradita.
Dimostrano forza i Btp, ma ormai fanno poco testo come termometro della crisi. Restano sui massimi del periodo nonostante Moody’s sembri solo aspettare il momento giusto per dare la sua, di limatina. Questa forza rimane perché ormai, dato l’infimo rendimento nominale dei Bund (e rendimento negativo se vogliamo tener conto dell’inflazione), gli investitori istituzionali devono cercare rendimento sui titoli periferici.
La parte lunga della curva dei rendimenti (Btp con scadenza più lunga di 12/15 anni) è comprata a man bassa dalle assicurazioni tedesche per dare rendimento alle polizze sottoscritte anni fa e che garantiscono rendimenti minimi molto alti. Parliamo di polizze che devono garantire il 4% annuo: irraggiungibile coll’1.30% del Bund. La Bce compra la parte breve della curva (Btp con scadenza attorno ai 3 anni). Aggiungiamo che gli investitori come banche e fondi speculativi detengono pochi bond italiani al momento (venduti negli ultimi mesi, quindi pochi bond residui in portafoglio da liquidare) e capiamo come i corsi delle nostre obbligazioni reggano bene in un momento nero per il Paese.
In un mercato equity che, per definizione, vive di aspettative dobbiamo per questa volta fare di più: accendere un cero a Mario Draghi in vista del comunicato sulla politica monetaria di domani. Perché in un contesto macroeconomico che continua a deteriorarsi ci vuole un miracolo della Bce per reggere i mercati azionari.
Gli ultimi interventi hanno portato solo liquidità nelle casse delle banche, ma niente in quelle delle aziende. La situazione macro è quindi, come era prevedibile, peggiorata e ora si attende il prossimo calcio in avanti alla lattina, il prossimo comprar tempo da parte delle banche centrali che si stanno dimostrando l’oppio dei mercati.