Vola ancora la pressione fiscale italiana e nel quarto trimestre del 2012 arriva a toccare quota 52%, un valore record assoluto, con un balzo dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La media annua, comunque da record, si attesta invece al 44% (+1,4% rispetto all’anno precedente). A rilevarlo è l’Istat, secondo cui a diminuire è invece il rapporto tra deficit/Pil, attestatosi (senza le operazioni in derivati di tutte le amministrazioni pubbliche) nel 2012 al 2,9%, in miglioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2011. Secondo Ugo Arrigo, docente di Scienza delle Finanze all’Università Statale di Milano Bicocca, «tutti questi parametri sono ai massimi storici. Ci troviamo di fronte alla più alta pressione fiscale e alla più alta spesa pubblica rispetto al Pil mai registrate nella storia d’Italia, ma nello stesso tempo il Pil si ripartisce diversamente dal passato tra sommerso ed emerso».



Cosa intende dire?

Siamo soliti rapportare le voci di entrata e di spesa al Pil nominale, quindi quello stimato dall’Istat, eppure in quello regolato da norme internazionali viene considerato anche il sommerso. In realtà, quindi, è solo la parte emersa del Pil che poi effettivamente paga il 44% di imposte e purtroppo l’Istat è in ritardo nel pubblicare le stime relative alla parte di economia sommersa. Ci viene dato il Pil totale, ogni trimestre di ogni anno, ma solo ogni due anni si parla del sommerso.



Di quando sono i dati più recenti?

Gli ultimi dati che abbiamo sono fermi al 2008, quindi non sappiamo quanto pesa l’economia sommersa sull’economia italiana oltre quell’anno. Chi però ha fatto altre stime, come il Centro Studi Confindustria, ritiene che la recessione abbia colpito maggiormente l’economia emersa rispetto a quella sommersa.

Quindi?

Secondo l’Istat, il peso del sommerso sul totale era, al 2008, intorno al 16-17%, mentre il Centro studi di Confindustria ha stimato che questo dato sia bruscamente accelerato nel 2009 superando il 20% del Pil. Ovviamente adesso ci si chiede quanto sia effettivamente questa percentuale.



Quali conclusioni potremmo trarre se prendessimo per buono il 20% del Centro Studi di Confindustria?

Potremmo calcolare la vera pressione fiscale, quella che al momento sembra essere al 44%. Facendo un rapido calcolo, invece, la reale pressione fiscale sull’economia legale ed emersa potrebbe essere stimata al 55%, un dato non riscontrabile in nessun altro Paese. Possiamo quindi affermare che non si tratta solo della più alta pressione fiscale nella storia d’Italia, ma anche della più alta a livello mondiale.

Il rapporto tra indebitamento netto e Pil ha fatto registrare nel 2012 un miglioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2011. Cosa ne pensa?

Il miglioramento evidentemente c’è, però non scordiamoci che proveniamo dalle tre manovre del 2011 di Tremonti e Monti che sul 2013 avrebbero dovuto pesare per un 3,2% del Pil. E’ quindi altrettanto chiaro che questa ottimistica previsione si è trasformata in un miglioramento di appena uno 0,8%, con la conseguenza che c’è un 2,4% di manovra che è rimasto sulla strada della recessione.

 

Quanto crede potrà incidere invece il decreto legge per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese sul deficit/Pil previsto dal governo per il 2013?

In realtà, all’interno di quella previsione è già presente uno 0,5% relativo agli effetti del pagamento delle spese arretrate, pari a 8 dei 40 miliardi di euro totali che verranno distribuiti alle imprese. Gli altri, infatti, non andranno ad aumentare il deficit, che dovrebbe quindi mantenersi al 2,9%.

 

L’Italia non rischia dunque di  oltrepassare la soglia del 3% prevista dagli accordi di Maastricht?

Il rischio ovviamente esiste, ma occorre prima capire quale sarà l’andamento della recessione. Se questa proseguirà con valori superiori a quelli che il governo prevede, allora le entrate saranno minori e quel 2,9%, a fronte di previsioni macroeconomiche errate, potrebbe anche portarsi al di sopra del 3%. L’Unione europea, quindi, potrebbe decidere di non farci uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo.

 

Con quali conseguenze?

In realtà, non ci permetterebbe qualche margine di flessibilità nella gestione dei conti che invece sarebbe altrimenti possibile, ma bisogna sottolineare che l’Ue si dimostra in realtà molto più severa con il nostro Paese, visto che ce ne sono molti altri che non stanno assolutamente rispettando la soglia del 3% e a cui viene ancora lasciato un certo margine di manovra. Probabilmente l’accordo di promettere il pareggio di bilancio non doveva essere fatto, è stata una scelta avventata del governo Berlusconi fatta nell’estate del 2011 quando però in pochi si aspettavano che la crisi economica sarebbe stata così intensa.

 

(Claudio Perlini)