La Corte dei conti ha bocciato la Legge di stabilità e il Decreto sviluppo del governo Monti. Dovrà tenerne conto Enrico Letta, in vista della sua manovra da 5-8 miliardi di euro prevista entro l’estate. Nel corso della conferenza stampa congiunta con il premier spagnolo Rajoy, Letta ha del resto chiarito che ciò non andrà a discapito dal rientro del deficit: “Siamo due Paesi, Italia e Spagna, che vogliono onorare i loro impegni” ed essere “credibili” sulla scena europea. Ilsussidiario.net ha intervistato Guido Gentili, editorialista de Il Sole 24 Ore.
Il governo Letta nella prossima manovra dovrà accollarsi anche gli errori di Monti?
La Corte dei conti non quantifica il buco in questione, ma si limita a fare un discorso di metodo relativo al fatto che ci sono troppi provvedimenti attuativi previsti in coda ai vari decreti del governo Monti. Sono stati fatti inoltre degli accorpamenti anomali negli articoli, con una serie di commi infiniti, e quindi si presentano al Parlamento dei testi normativi che sono scritti male e con una tecnica difficile da gestire. Si fa inoltre riferimento alla Tobin Tax, affermando che il gettito è sovrastimato.
Per quali motivi la Corte dei conti ha bocciato il Decreto sviluppo e la Legge di stabilità?
La Corte dei conti ha sottolineato che ci sono state delle possibili sovrastime sul fronte delle accise, perché nella realtà le cose sono andate peggio del previsto. Non c’è quindi una quantificazione sul gettito che potrebbe venire meno, ma se ci sono in qualche modo dei buchi il nuovo governo dovrà tenerne conto. Proprio la Corte dei conti nella audizione sulla nota di aggiornamento finanziario sul Def, aveva rilevato che alla fine del 2012 c’era stato un problema di mancato gettito a motivo della caduta del Pil e dell’erosione della base imponibile, che avevano fatto venire meno 30 miliardi di euro certificati a fine 2012.
Quali sono state le conseguenze di questo mancato gettito?
Si è volatilizzato il 65% della manovra costruita a giugno 2012 dal governo Monti. Ciò si è sommato al fatto che il Decreto sviluppo e la Legge di stabilità sono scritti male, contengono una forte area di incertezza finanziaria e di gettito. Se così stanno le cose, il governo Letta deve riconsiderare tutti questi elementi nella sua strategia.
Quali saranno le prossime mosse del governo?
L’attuale esecutivo sta portando avanti un approfondimento sul numero degli esodati. Martedì sono usciti i primi dati sulla contabilizzazione finale riferita alla prima manovra che riguarda gli esodati. Giovannini ha affermato che si tratta di 62mila e non 65mila, ma a queste cifre vanno aggiunti tutti quelli che sono venuti dopo. Questo governo sta portando avanti una sorta di due diligence complessiva, che riguarderà anche le aree individuate dalla Corte dei conti che si presentano a forte rischio gettito.
Che cosa ne pensa dell’ipotesi di una manovra da 5-8 miliardi entro l’estate?
Dipenderà dalla due diligence che dovrà essere attuata su tutti i fronti, dagli esodati alla cassa integrazione, oltre che su tutte le aree a rischio individuate dalla Corte dei conti. Dipenderà inoltre dall’andamento delle entrate e dalle altre variabili importanti, come il finanziamento delle missioni internazionali. C’è tutta una serie di spese di cui occorre tenere conto.
Quando ci vorrà prima che il quadro si chiarisca?
Il presidente della commissione, Giorgetti, ha parlato di una missione intorno agli 8 miliardi fatta step by step. Il quadro dovrebbe chiarirsi dopo che il governo si pronuncerà su questi temi. Certo è che, a prescindere dal dato meramente contabile, l’Italia è ancora sotto procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, che si chiuderà il 29 maggio. Da qui ad allora il governo si muoverà con molta prudenza, limitandosi al rifinanziamento della cassa integrazione e al trovare una soluzione sulla questione dell’Imu prima casa.
(Pietro Vernizzi)