Grandi aspettative stanno via via sempre più affollandosi in merito al ruolo dell’Italia in Europa. La stampa internazionale ha colto “la mossa del cavallo” di Enrico Letta come una sferzata. Egli ha chiesto, dopo aver ottenuto la cancellazione della procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia, di poter applicare la golden rule, ossia la cancellazione dal deficit, sia alle spese per infrastrutture che a quelle per la coesione sociale. Una novità importante e che lo qualifica come un leader europeo di grande livello, tanto più dopo la debole comprimarietà dei personaggi-comparse del governo Monti.
L’Italia può porsi ora alla testa della rinegoziazione del Fiscal compact e delle regole capestro perché ha un governo politico così solido che neanche la zampata del partito della destabilizzazione della magistratura può incrinare, come ha dimostrato il comportamento responsabile di Silvio Berlusconi. Del resto l’Europa sta cambiando mood (mi si scusi il barbarismo anglistico): si dà fiato alla Spagna e alla Francia e presto al Portogallo. Con il fieno in cascina di un po’ di avanzi di cassa e i denari miliardari che riceveremo dall’Europa possiamo iniziare ad affrontare la crisi con meno tasse e una coraggiosa politica economica (politica economica udite udite!) tipo helicopter money, cioè bypassando le banche capitalistiche e confidando in quelle cooperative. Poi negozieremo non più da sudditi, ma da cittadini.
È questa l’unica possibilità che ci rimane come sistema-Paese. Ammesso che il sistema riesca ancora a esistere. In questo senso è essenziale iniziare a concentrarsi sulle forme di creazione di lavoro. Sottolineo lavoro più che impresa. È naturale che senza impresa non vi è lavoro, ma bisogna concentrarsi sulle forme d’impresa che creano più di altre occupazione e inoltre occorre iniziare a invertire la rotta del sistema scolastico e del sistema di status a esso collegato.
Debbono ritornare al centro i problemi della valorizzazione del lavoro artigianale, operaio, creativo sulla base della secolare specializzazione italiana anche nella meccanica e nella produzione di macchine per produrre macchine. Qui il lavoro non sarà mai completamente sostituito dall’automazione, perché sarà al centro sempre dell’eccellenza produttiva.
Una maggiore integrazione scuola professionale-lavoro è necessaria per indirizzare i giovani al lavoro. Senza questa immediata trasformazione dei paradigmi culturali, tutto sarà molto più difficile.