Per il settimanale tedesco Der Spiegel, nel 1999 l’Italia avrebbe truccato i conti per entrare nell’euro. Il Cancelliere Helmut Kohl sarebbe stato al corrente di questa informazione, ma l’avrebbe ignorata perché era certo che la moneta comune fosse “il destino dell’Europa”. La rivista ha pubblicato un’inchiesta, nella quale si afferma di avere consultato centinaia di pagine di documenti del governo di Berlino tra il 1997 e il 1998. Due le conclusioni cui giunge: “L’Italia non aveva i conti in regola per entrare nell’euro” e il capo del governo tedesco “era perfettamente informato della situazione di bilancio” del nostro Paese. Ilsussidiario.net ha intervistato Nino Galloni, economista ed ex direttore del ministero del Lavoro.
Ritiene che sia vero che l’Italia avrebbe truccato i conti per entrare nell’euro?
Per quella che è la mia esperienza e per quel che ho osservato io, l’Italia non ha truccato nulla. C’è stato addirittura il prelievo forzoso sui depositi e sui conti correnti da parte del governo Amato, e quindi non penso che ci sia stata una situazione del genere. Chi sta truccando i conti invece è la Germania, che ha tre bilanci: uno dei Lander, uno della previdenza e quello statale.
Per quale motivo avere tre bilanci distinti equivale a truccare i conti?
I primi due bilanci sono a parte, mentre l’unico a essere considerato ai fini del debito è quello statale. La Germania ha quindi un debito più basso in proporzione al Pil, perché non considera quello dei suoi Lander e la previdenza.
Le pensioni sono una voce fondamentale dei bilanci pubblici. La Germania come lo considera?
Il bilancio previdenziale è composto dalle pensioni, che rappresentano le uscite, e dai contributi, che rappresentano le entrate. Il deficit e il debito previdenziale della Germania non vanno quindi a incrementare i conti che servono ai fini dell’Unione europea. Il rapporto deficit/Pil e debito/Pil della Germania prescinde quindi completamente dalle somme erogate dallo Stato per le pensioni.
La Germania è un caso isolato all’interno dell’Ue?
Un altro esempio è la Francia, che di recente ha portato del collaterale fasullo alla Bce, facendolo stimare da un’agenzia di rating che ha creato essa stessa nella Martinica e nelle Antille.
Può spiegare meglio questo meccanismo?
E’ previsto che la Bce, in cambio del collaterale, autorizzi l’emissione di base monetaria. Siccome la Francia ha chiesto quasi 600 miliardi di euro, fornendo altrettanto collaterale che però è carta straccia, è previsto che la Bce lo accetti soltanto se l’agenzia di rating dà a questo collaterale la tripla A. La tripla A sui collaterali francesi è stata data da un’agenzia di rating di Antille e Martinica che si è inventata la Francia stessa. Ammesso e non concesso che l’Italia abbia truccato qualcosa, sarebbe quindi in buona compagnia, insieme a Germania, Francia e anche alla Spagna.
Che cosa c’entra la Spagna?
La Spagna negli anni passati aveva stampato banconote da 500 euro, per poi toglierle dalla circolazione perché erano state contraffatte e utilizzate come veicolo dall’economia criminale.
Quale può essere la soluzione alla situazione finanziaria che si è creata in Italia?
La soluzione è avere una strategia chiara in cui anche i vertici della politica e dell’economia siano consapevoli del fatto che un conto è il bilancio di competenza e un altro è il bilancio di cassa. Un conto è avere un disavanzo e un altro avere a disposizione la liquidità. Se non è chiara questa differenza, è ovvio che si vanno a fare sempre dei grandi disastri.
Per quale motivo?
Il fatto che le nostre amministrazioni siano sempre così in ritardo nel pagare i loro debiti nei confronti delle imprese, dipende da una carenza di liquidità, non dal fatto che l’Italia avrebbe sforato il bilancio di competenza. Siamo sotto al 3% del rapporto deficit/Pil, che rappresenta il parametro di Maastricht, e come afferma il ministro Saccomanni dovremmo uscire entro il 30 maggio dalla procedura di infrazione.
Quanti soldi vale per l’Italia il rientro dalla procedura d’infrazione?
Ciò ci consentirà di avere a disposizione 12 miliardi di euro, con i quali saranno sistemate le pendenze di Imu e Cassa integrazione in deroga. Il problema è che in Italia si sta vivendo in modo ancora più drammatico che in altri Paesi Ue la carenza di liquidità, quando invece la nostra economia potrebbe funzionare a livelli decenti. Ma perché ciò avvenga occorre che una banca pubblica, come per esempio la Cassa depositi e prestiti, si rivolga alla Bce e chieda un’autorizzazione in modo da fornire liquidità al sistema.
(Pietro Vernizzi)