“I problemi di liquidità della compagnia italiana emergeranno a fine anno”. Lo ha dichiarato il direttore finanziario di Air France, Philippe Calavia, riferendosi ad Alitalia. La società di Roberto Colaninno è riuscita a ottenere finanziamenti da 95 milioni di euro grazie al prestito dei soci, che però potrebbero non durare ancora a lungo. Ilsussidiario.net ha intervistato Marco Ponti, Professore di Economia applicata al Politecnico di Milano.
Ritiene che Philippe Calavia abbia ragione quando afferma che ad Alitalia sarebbero rimasti soltanto otto mesi di tempo?
Purtroppo appare molto credibile, perché Air France non è il concorrente di Alitalia, bensì il suo principale azionista. Se Calavia compie questa diagnosi, significa che i problemi sono gravi. Forse il direttore finanziario del gruppo francese può avere un conflitto di interessi, in quanto Air France in questo modo potrebbe riuscire ad acquistare Alitalia a un prezzo più basso. L’unico dato di fatto è però che Alitalia non riesce a risistemare i conti.
Per quale motivo?
Gli studiosi che si sono occupati della vicenda Alitalia hanno osservato da subito che il progetto iniziale dei capitani coraggiosi, da un punto di vista industriale appariva molto fragile. Ciò è stato aggravato dalla crisi, ma c’era già un problema quando la nuova Alitalia è nata. A partire da una compagnia molto piccola, si puntava a coprire tre mercati, quello nazionale, quello europeo e quello intercontinentale.
Era un obiettivo realistico?
No. In quelle condizioni, e cioè con una compagnia già carica di problemi, puntare a coprire tutti e tre i mercati appariva abbastanza incongruo. Sembrava quindi che gli elementi di tipo nazionalistico o di prestigio, cioè di tipo politico, di nuovo avessero prevalso sulla ragionevolezza economica.
Che cosa deve fare quindi il nuovo amministratore delegato Gabriele del Torchio per salvare Alitalia?
Venderla. Occorre fare uno spezzatino di Alitalia e cederne le componenti meno redditizie o che perdono di più. Continuare con l’attuale modello industriale non sembra ragionevole. Siccome non combaciano costi e ricavi, ciò vuole dire rendere di fatto la compagnia ancora più piccola. Cambiare modello industriale mi sembra una strada difficilmente percorribile.
A chi va venduta Alitalia?
A chi è disposto a pagarla, anche per difendere i dipendenti. Se l’obiettivo non è più il profitto dei capitani coraggiosi, che vi hanno rinunciato da parecchio tempo, bensì il mantenimento dell’occupazione, l’acquirente più verosimile sembra ancora Air France. L’ipotesi di acquirenti extra-Ue, come Aeroflot ed Emirates, sembra essere una strada ancora più difficile. Air France al contrario è in code sharing con Alitalia per numerosi voli. Un acquisto da parte di Air France sembra quindi fisiologico, il problema è che la compagnia francese non sta benissimo e quindi il problema è a quali condizioni possa avvenire l’acquisizione. Date le premesse non è però un problema di prezzo, in quanto un’Alitalia in mani francesi è il destino che è stato ritardato di quattro anni a spese dei contribuenti. Sarebbe stato invece più ragionevole realizzare fin da subito la cessione ad Air France.
Che cosa ne pensa invece dell’ipotesi d’acquisto di Etihad in Meridiana come porta d’ingresso per una successiva acquisizione di Alitalia?
Qualche dubbio è legittimo. Meridiana non ha una flotta particolarmente giovane, ha ancora numerosi MD 11 e l’ipotesi di generare low cost come compagnie sussidiarie è già stata fatta in qualche modo con AirOne e non ha funzionato.
(Pietro Vernizzi)