Prima ancora che Enrico Letta arrivasse a Berlino, per poi partire alla volta di Parigi, il ministro dell’Economia tedesco, Philip Rosler, aveva elaborato un documento all’interno del quale analizza nel dettaglio tutti i punti deboli della Francia. Si va dal “peso della fiscalità e dell’assistenza sociale più elevato dell’eurozona”, alla “settimana lavorativa più breve dell’Ue” fino all’“aumento del costo del lavoro e delle spese”. Per il ministro, “la Francia è alla deriva verso Sud”, cioè sempre più vicina ai modelli negativi di Grecia e Portogallo. Ilsussidiario.net ha intervistato Marco Zatterin, corrispondente da Bruxelles de La Stampa.



Da dove nasce l’attacco del ministro Rosler contro Parigi?

La verità di fondo è che ci troviamo di fronte a un tessuto economico che va molto peggio di quanto si sperava, e a una Francia che ha più difficoltà del previsto. Oltretutto Hollande è stato eletto promettendo sviluppo, e fatica a mantenere i suoi impegni per una serie di motivi, tra i quali c’è anche una congiuntura internazionale che va molto peggio delle aspettative. La Francia ha quindi dei problemi, ma di lì a dire che starebbe precipitando nel gruppo dei paesi peggiori ce ne vuole.



Per quale motivo ritiene che Rosler abbia calcato la mano?

Basta prestare attenzione alle uscite di Schauble su Letta dell’altra settimana, o all’insieme delle reazioni dei leader politici tedeschi. Ormai non rimane più nulla che non sia pesantemente influenzato dall’imminenza della campagna elettorale tedesca. Un banchiere centrale una decina di giorni fa a Dublino ha dichiarato: “Sarebbe magnifico se domani fosse fine settembre”, alludendo con questo alla conclusione della campagna elettorale in Germania.

Non è forse vero che le tasse alte e l’orario di lavoro corto fanno della Francia un Paese a rischio, a prescindere dalle elezioni tedesche?



Lunedì sono usciti i dati sul “tax freedom day”, cioè sul giorno dell’anno sino al quale si lavora solo per pagare le tasse. Per l’Italia cade il 10 luglio, per la Francia una settimana più tardi. In Francia c’è quindi una pressione fiscale molto forte, ci sono dei problemi strutturali, ma prima che Parigi collassi in serie B ci vogliono almeno altri due anni di deterioramento. Ciò che osserviamo in questo momento è che è in atto una situazione difficile, che viene utilizzata in chiave politica.

Che vantaggi ha il governo Merkel dal fatto di creare allarmismi sulla Francia?

La Germania in questo momento si sente fortemente sotto attacco, e quindi risponde con toni che spesso sarebbe meglio evitare, soprattutto tra partner dell’Unione europea. Così facendo si rischia infatti di produrre un brutto effetto immagine per l’Europa. Se in Germania i leader politici dei partiti di governo cominciano a fare la guerra ai loro partner, poi la questione diventa particolarmente difficile.

 

Per quale motivo la Germania si sente sotto attacco?

Perché tutti le imputano di essere la responsabile del rigore. In Grecia, Portogallo e nella stessa Italia c’è tutta una retorica anti-tedesca, secondo cui all’origine della mancanza di solidarietà ci sarebbero gli egoismi di Berlino. I tedeschi rifiutano questa accusa, in quanto affermano di credere nel rigore di bilancio, sono convinti del fatto che questa sia la regola più importante da seguire. Si tratta del resto di uno schema che da loro ha funzionato.

 

Perché invece in Grecia e Italia l’austerità ha fatto solo danni?

Il problema è che non tutti i paesi hanno le stesse caratteristiche sociali ed economiche della Germania. E’ come somministrare la stessa medicina a pazienti che hanno corporature del tutto diverse. Un uomo basso e grasso reagisce allo stesso farmaco in modo differente rispetto a una persona alta, magra e in ottima forma fisica. Molti paesi imputano a Berlino il fatto di essere responsabile della crisi, e la Germania rifiuta questa accusa che la fa sentire sotto assedio.

 

(Pietro Vernizzi)