Dopo aver incontrato Angela Merkel a Berlino, Enrico Letta è stato ricevuto all’Eliseo dal presidente francese François Hollande. “Il mio viaggio a Berlino, Parigi e Bruxelles, deciso subito dopo la mia nomina, non è un atto di politica estera, è una questione di politica interna”, ha sottolineato il premier italiano, “perché le scelte che dobbiamo prendere in Italia saranno inutili se non vengono prese in accordo con il resto dell’Europa”. Proprio l’Europa, infatti, “deve tornare a essere una speranza per i popoli, non può più essere percepita come una minaccia, come ciò che li fa soffrire. La nostra responsabilità è dare un futuro all’Europa, altrimenti ci aspetta un disastro democratico”, ha avvertito Letta. Hollande, dal canto suo, dopo aver ricordato la collaborazione con l’Italia che ha portato nel giugno scorso al cruciale Consiglio europeo per la stabilità finanziaria, ha spiegato che “adesso dobbiamo usare gli stessi sforzi, mettere lo stesso impegno al servizio della crescita. Dobbiamo proseguire il più velocemente possibile verso l’unione bancaria, in modo da avere istituti più solidi che possano finanziare le attività imprenditoriali”. Insieme a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, abbiamo commentato le prime due tappe del tour di Enrico Letta nelle cancellerie europee.



Come giudica gli incontri con Merkel e Hollande?  

I due colloqui sono ovviamente di carattere preliminare, per tastare il terreno e dare innanzitutto una prova di buona volontà. Le risposte della cancelliera tedesca, infatti, sono state di natura abbastanza generica, quindi è ancora troppo presto per capire se vi sia un’effettiva apertura tedesca su temi che, a quanto pare, il governo italiano vorrebbe sostenere. Tra questi c’è senza dubbio la volontà di mettere fuori dal calcolo del deficit gli investimenti e specifiche politiche di crescita concordate a livello europeo.



Di crescita si è parlato soprattutto durante la tappa francese…

E’ vero, ma in realtà non è stato detto niente di concreto, né riguardo a ciò che potrebbe fare l’Europa, né riguardo a ciò che potrebbe essere consentito all’Italia. Siamo, come dicevo, a semplici dichiarazioni reciproche di intesa, ma al momento non si riscontra una modifica della linea tedesca sul fatto che l’Italia debba essenzialmente seguire la linea tracciata da Monti. Con Hollande il clima è stato certamente diverso, ma non dimentichiamoci che il presidente francese è inadempiente.

Cosa intende dire?



Anche la Francia, a livello europeo, ha avanzato diverse richieste sulle politiche di consolidamento, e questo non può far altro che irrigidire ancor di più una già preoccupata Germania. Tra l’altro mi sembra che Hollande stia procedendo con una grande confusione.

Come mai?

Ciò che Hollande dovrebbe chiedere, come del resto dovrebbe fare anche Letta, è una politica europea di crescita attuata con gli strumenti finanziari già esistenti o con quelli che potranno presto esistere, come i project bond. Inoltre, si dovrebbe insistere su un’attuazione dell’unione bancaria decisamente più rapida per evitare quel divario di tassi di interesse che si sta verificando. Vorrei però sottolineare una differenza d’impostazione, emersa negli ultimi mesi dopo il caso Cipro, tra la linea tedesca e quella italiana.

Su cosa in particolare?

Secondo la Germania, questa unione bancaria non dovrebbe avere uno dei tre “pilastri” descritti da Draghi, cioè quello di un sistema di garanzia europea dei depositi. Rifiutando questa formula, però, la Germania si dimostra di fatto antieuropeista, perché non ha senso fare un’unione monetaria e avere una politica della banca centrale comune quando poi si sceglie di non avere un’assicurazione sui depositi bancari anch’essa comune.

 

Tra i vari timori tedeschi, c’era anche quello di perdere il controllo delle proprie banche a pochi mesi dalle elezioni federali…

Sì, ma è una paura che non ha alcun fondamento, visto che non riguarda le grandi banche che, di fatto, possono essere considerate multinazionali. Mi sembra quindi una tesi alquanto provinciale, ma non so se Letta riuscirà a far capire con chiarezza un’interpretazione del genere. L’unione bancaria è essenziale, altrimenti avremo dei differenziali di tassi che di fatto impediranno alla Bce di attuare la politica monetaria.

 

Cosa crede potrà ottenere Letta a livello europeo?

E’ ancora presto per dirlo. Nell’incontro con la Merkel, Letta è ovviamente rimasto nel generico perché ancora non sono stati resi noti i dettagli del programma del ministero dell’Economia. Da parte sua, invece, la Merkel ha preferito non esporsi troppo anche in vista delle elezioni tedesche. Possiamo dire quindi che in questo momento Letta non è in grado di avanzare richieste specifiche, ma deve limitarsi a incontri preliminari che si svilupperanno solo in futuro.

 

Con Hollande invece?

Con il presidente francese si potrebbe immaginare la creazione di una linea strategica comune, anche se è una scelta un po’ rischiosa, sia per i problemi attuali della Francia, sia perché un’alleanza sud-europea di questo tipo non è mai stata fatta, quindi è difficile pensare che possa metterla in piedi adesso Letta. Credo che l’obiettivo principale di questi colloqui sia quello di mostrare che l’Italia ha finalmente un governo, anche se a livello europeo non sarà certamente passato inosservato tutto ciò che è accaduto in Italia nelle ultime settimane e i dissensi che ancora permangono tra le varie forze politiche.

 

(Claudio Perlini)