L’Oracolo di Delfi era attribuito al Dio Apollo e considerato il più importante del mondo greco. Nessuno avrebbe mai osato andare in guerra senza essersi prima recato, con dei lauti doni, a chiederne il parere, perché la sventura sarebbe stata certa. Pare che però il sacerdote non avesse nessun potere sovrannaturale e che non avesse mai avuto contatti diretti col Dio Apollo. Il sacerdote traeva beneficio dai doni ricevuti e dalla compagnia delle ancelle che gli venivano offerte. Nel ventunesimo secolo siamo ormai certi di questo e non rivolgiamo più domande a esperti che definiamo oracoli, ma, purtroppo, abbiamo smesso di porre a noi stessi le domande opportune. Spesso poi, anche nei casi in cui ci poniamo le domande, non vogliamo ascoltare le risposte.



Negli ultimi 45 giorni il Ftse Mib è salito del 17% senza nessun motivo se non l’inondazione di liquidità nel mondo. Tutti hanno scommesso sulla salita dei mercati azionari solo e soltanto sulla base del fatto che “tanto il mercato salirà ancora”. Mi è difficile trovare un solo motivo per giustificare, razionalmente, quella salita che ha portato gli indici di borsa sempre più lontani dall’economia reale. Avere tanto propellente (leggi: liquidità offerta dalle banche centrali) non giustifica il viaggio e i corsi azionari avevano tanto l’aspetto di essere gonfiati in una bolla molto pericolosa.



Ben Bernanke ha fatto sapere ieri che alcuni membri del Federal Open Market Committee ritengono che alcuni mercati finanziari sono diventati troppo vivaci e che potrebbe iniziare a ridurre gli acquisti mensili di titoli di stato (utili a iniettare liquidità) sin da giugno. Ovviamente non abbiamo mai pensato che la Federal Reserve non si stesse rendendo conto di cosa stesse accadendo sui mercati, siamo certi che fossero ben consapevoli della bolla che stavano alimentando, pur di salvare l’economia reale. Ovviamente nessuno pensa che la Federal Reserve chiuderà i rubinetti in un sol colpo. Si parla infatti di una riduzione di soli 20 degli 85 miliardi di dollari di titoli di stato acquistati mensilmente. Sarebbe come dire un rialzo dei tassi di riferimento di uno 0,05%, quisquiglie. La Fed non ha per niente in testa di commettere lo stesso errore del 1937, ma ha ritenuto opportuno avvertire tutti che non è saggio contare esclusivamente sui suoi sforzi quando si scommette su una salita della borsa.



Ieri sera i titoli di stato decennali giapponesi hanno perso l’1% di valore facendo aumentare il proprio rendimento di 11 punti base sino a rendere l’1% su base annua. I governativi giapponesi sono sempre stati una certezza, e questi movimenti sconsiderati destabilizzano significativamente chi li ha in portafoglio, chi si è indebitato in yen per comprare l’SP500, ma soprattutto le banche giapponesi che hanno i forzieri pieni di governativi e che vedono quindi importanti perdite dovute alla loro svalutazione. Aggiungiamo quindi un PMI cinese sotto le attese, un pizzico Nikkei che da novembre 2013 è salito dell’85% e otteniamo un cocktail esplosivo che sta già procurando un mal di testa a tutti i possessori di azioni.

L’indice giapponese ha perso infatti il 7% nella seduta di oggi, l’SP500 ha lasciato per strada un buon 3% innescando anche in Europa una serie di vendite che già in apertura fanno segnare -2,5% agli indici.

Ritengo che questo insieme fatto di notizie, prese di coscienza e prima reazione dei mercati sia più che sufficiente per giustificare una liquidazione degli asset più rischiosi detenuti in portafoglio. “Sell in May and go away”, dicono nelle sale operative, e maggio è già iniziato da un po’. Questo non significa che i mercati puntano verso un minimo storico, ma che la spinta potrebbe essersi esaurita, per lo meno nel breve o medio termine, e che quindi le possibilità di una discesa siano superiori a quelle di una continuazione della salita.

Abbiamo davanti mesi difficili, con le elezioni in Germania piene di incertezza e la situazione politica italiana seconda per gravità solo a quella economica: sarebbe forse saggio, come abbiamo scritto su queste pagine nelle ultime settimane, non complicare ancora di più le cose mantenendo in portafoglio asset rischiosi che potrebbero continuare il movimento in discesa di stamane e far pregiudicare la loro ottima performance dell’anno.

Non c’è necessità di comprare qualcosa in cambio, si potrebbe detenere liquidità in portafoglio o, se proprio se ne sente la necessità, acquistare dei Bot perché la loro scadenza breve li rende meno vulnerabili a un eventuale rialzo dei rendimenti.