La vendita del patrimonio immobiliare Inps potrebbe rappresentare un elemento importante per consentire al governo Letta di tagliare le tasse. Ad affermarlo è stato lo stesso Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, secondo cui però la vendita richiederebbe tra 12 e 24 mesi di tempo. Ilsussidiario.net ha intervistato lo storico Salvatore Sechi.



Che ruolo può avere la vendita del patrimonio immobiliare pubblico nella politica di riduzione del debito pubblico?

Un ruolo certamente importante per rilanciare la domanda che nel settore dell’edilizia è precipitata a livelli incredibili. Bisogna tenere conto che gli immobili degli enti previdenziali dati in gestione all’Inps sono da molti decenni in condizioni di abbandono e di degrado. Il varo di piani di dismissione alimenterebbe molteplici interventi d manutenzione e messa in sicurezza.Ma la prima operazione da fare è porre fine allo stallo delle vendite che ha fatto seguito al clamoroso fallimento delle operazioni di cartolarizzazione, le famose Scip 1 e Scip 2.



Dalla vendita delle unità immobiliari il governo quanto può ricavare?

Bisogna tenere presente che la Scip ha restituito agli enti previdenziali (che ora sono concentrati nelle sole mani dell’Inps) un portafoglio di 22.122 immobili. Hanno per lo più una destinazione residenziale per una popolazione costituita da famiglie di ex dipendenti degli stessi enti, in età molto avanzata. Ciò malgrado il valore è di 2,4 miliardi di Euro. Dunque, per le finanze dissestate del governo sarebbe un’ottima risorsa.

Entro quale data andavano venduti tali immobili?

Il processo di alienazione inizia nel 1996, e prosegue con le famose cartolarizzazioni Scip 1 e Scip 2. Tutto si blocca il 27 febbraio 2009 quando gli immobili sono retrocessi agli enti (Inpdap,Inail, Enps ecc.). Sono essi a non mettere in vendita le case anche se le dismissioni era previsto che potessero continuare.



Come mai le dismissioni sono state sospese, mentre la gestione del patrimonio immobiliare da parte di molte società va avanti da circa 20 anni?

Abbandonare un affare così lucroso come l’amministrazione degli immobili degli enti previdenziali è un affare assai lucroso.

Può fare un esempio, professore?

 

Una parte consistente del patrimonio dell’Inps continua a essere affidata alla gestione di una società, l’Igei. Ebbene essa è stata messa in liquidazione nel 1996 ed è scaduta nel dicembre 2010. Nel 2011 è stata espletata la gara per la gestione dell’intero patrimonio dell’Inps (circa 22 miliardi in 3 anni). Ora siamo nel 2013 e non c’è stata aggiudicazione della gara, perché la Romeo Gestioni ha inoltrato un ricorso al Tar. Risultato: tutto si è bloccato.

 

 

Molto più lungo e grave mi pare il contenzioso tra l’Inps (e precedentemente gli altri enti previdenziali) e gli inquilini.

Da parte di questi ultimi sono in corso numerose azioni, perché si è determinata una discriminazione a dir poco odiosa. Decine di migliaia di inquilini hanno potuto acquistare la casa con sconti complessivi che variano dal 50% al 60% rispetto al prezzo di vendita. Ma nell’ambito dello stesso processo di dismissione immobiliare centinaia di famiglie sono state escluse da ogni possibile riduzione di costo.

 

Come mai?

Perché i loro immobili sono stati improvvisamente classificati come “di pregio”. Per essere tali il ministro Tremonti stabilì il principio per cui bastava che tali immobili fossero ubicati nei centri urbani. Queste famiglie sono rimaste vittime di una evidente disparità di trattamento. Non hanno potuto acquistare l’alloggio e attendono, ormai da oltre un decennio, la definizione dei contenziosi giudiziari.

 

I ministri Sacconi e Tremonti, con la direttiva del 10 febbraio 2011, avevano indicato, in un decreto-legge, le condizioni di vendita degli immobili. Come mai questa norma è rimasta lettera morta?

Gli enti previdenziali, al pari delle società di gestione, non hanno alcun interesse a vendere. Perderebbero potere e soldi. E’ la ragione per cui è rimasta lettera morta anche la Legge 27 febbraio 2009 n. 14 che prevedeva l’obbligo per gli Enti di promuovere la definizione del contenzioso giudiziario immobiliare. Ma l’inerzia degli Enti è stata così plateale da indurre i ministri vigilanti, cioè Sacconi e Tremonti da lei citati, a intervenire con la direttiva del 10.02.2011.

 

Che cosa stabilisce?

La direttiva stabilisce chiaramente che occorre procedere alla dismissione degli immobili. In secondo luogo, precisa che in presenza di contenzioso vanno stipulati contratti di compravendita secondo uno schema preciso.

 

Ce lo spieghi.

 

Prevedeva un versamento immediato di una quota parte del prezzo dell’immobile determinato a suo tempo dall’Agenzia del territorio. Il pagamento del saldo veniva dilazionato all’esito dei giudizi in corso.

 

 

Il che vuol dire che gli enti devono realizzare le dismissioni degli alloggi anche con un contenzioso in corso?

Precisamente. Non è casuale, per fare un esempio, che l’Inail stia continuando a vendere applicando anche la direttiva citata. Anche l’Inpdap, prima di confluire nell’Inps, vendeva. Da quando, un anno fa, tutti gli enti previdenziali sono stati accorpati nell’Inps, il suo capo, Dott. Mastrapasqua, tiene bloccate le vendite dirette.

 

Per quale ragione?

Sembrerà banale, ma l’Inps persevera nella sua inerzia trincerandosi dietro la difficoltà di non saper interpretare la normativa esistente. La verità è che si tratta di un pretesto. In gioco ci sono altri interessi.

 

Quali?

La verità è che Mastrapasqua avrebbe voluto far confluire anche il patrimonio ex-Scip nel fondo immobiliare ad apporto privato di tipo chiuso che aveva ideato nel 2008. Il piano però non gli è riuscito e intanto la gestione ordinaria del patrimonio da reddito dell’Inps continua a registrare perdite. Nel periodo 2009-2012 ammontano complessivamente a 142,5 milioni di euro.

 

Si è parlato di un fondo immobiliare da costituire per valorizzare il patrimonio edilizio pubblico. Com’è finita questa proposta?

Con molta lentezza sta andando avanti. Poco prima di andar via il Ministro Grilli ha firmato il decreto per la nomina del Presidente e del board della Sgr del Tesoro. Essa dovrebbe gestire il cosiddetto Fondo dei fondi in cui dovrebbe confluire il patrimonio immobiliare dello Stato e degli enti territoriali.

 

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale?

Non mi risulta. Vuol dire che il governo non condivide il progetto di Mastrapasqua. E comunque per quanto riguarda il patrimonio degli enti previdenziali pubblici, se i ministri Saccomanni e Giovannini vogliono fare cassa, la via maestra è quella della vendita diretta dall’ente agli inquilini. Ulteriori ritardi non sarebbero più tollerabili. Guardi che sono già passati 17 anni.

 

Quali proposte sono state avanzate dalle associazioni e dai sindacati degli inquilini?

Al governo è stata prospettata una soluzione di carattere normativo con la quale si sbloccherebbe la vendita degli immobili residenziali degli enti previdenziali. E  verrebbe definito anche il contenzioso in atto scaturito dall’iniquo trattamento subito dagli inquilini dei cosiddetti immobili di pregio.

 

Quali risultati si conseguirebbero?

Sarebbero almeno due.Il primo quello di soddisfare la legittima aspirazione all’acquisto della prima casa delle famiglie. Il secondo di venire incontro all’esigenza dello Stato di incassare risorse significative per poter perseguire gli obiettivi di bilancio.

 

Quali azioni intendono assumere gli affittuari se venisse meno ancora una volta la proposta di dismissioni degli immobili?

In tutti questi anni gli inquilini hanno continuato a pagare il corrispettivo della locazione (i contratti sono scaduti e non possono essere rinnovati proprio perchè gli immobili vanno venduti). Saranno quindi costretti a promuovere nuove azioni legali nei confronti dell’Inps volte a ottenere il risarcimento dei danni subiti per i ritardi nella vendita degli alloggi. Tenga conto che questa situazione di stallo ha prodotto un grave danno erariale allo Stato.