Oggi è il gran giorno tantto atteso: arriverà la conferma del rientro dalla procedura d’infrazione Ue per l’Italia. Tuttavia, questo, come ha ricordato il Premier Enrico Letta, non libererà risorse prima del 2014. Restano quindi senza copertura tutti gli interventi che erano stati messi in preventivo dal governo, dalla cancellazione dell’Imu sulla prima casa al rinvio dell’aumento dell’Iva, dal taglio del cuneo fiscale allo stop sull’incremento dei ticket sanitari. Come fare allora? Ilsussidiario.net ne ha parlato con Guido Gentili, editorialista de Il Sole 24 Ore.
Posto che fino al 2014 non ci saranno nuove risorse, che cosa può fare il governo nei prossimi sei mesi?
Non possiamo pensare di poter fare tutto quello che era stato messo in cantiere. Tra le promesse del governo ci sono gli esodati, la cassa integrazione, l’Imu, il rinvio dell’Iva, le agevolazioni sull’efficienza energetica e sulla ristrutturazione edilizia. Dovranno essere fatte delle scelte e quindi una scaletta di priorità. Spazi di manovra non ce ne sono, e il governo lo ha fatto capire chiaramente nei giorni scorsi. Potrebbero aprirsi se venisse meno un po’ di spesa per interessi che noi paghiamo sul finanziamento del debito. In autunno, quando si metterà a punto la legge di stabilità, si potrà vedere che cosa abbiamo risparmiato su questo terreno.
Secondo lei, a quanto ammonterà questa cifra?
Potrebbe trattarsi di una somma molto importante, anche se al momento non lo si sa con certezza, e quindi non si potrà andare oltre quello che si sta già facendo. Dovremo dettagliare con precisione tutte le nostre ipotesi di aumento degli investimenti in modo che questi possano essere considerati dall’Europa come produttivi e quindi non contabilizzati ai fini del deficit. Sarà un altro momento chiave, ma tutto ciò significa che per questa strada automaticamente non si apre nessuno spazio per quanto riguarda il 2013.
Ci sono altre risorse che possono essere reperite o spese che possono essere tagliate?
È stata messa in calendario la dismissione del patrimonio pubblico, creando un vincolo finanziario, ma non credo che gli effetti saranno immediati. Si tratta di un processo piuttosto lungo, bisognava incominciare qualche anno fa, e invece colpevolmente non è stato fatto. Nel breve periodo non possiamo quindi aspettarci delle grandi svolte.
Quanto è possibile risparmiare tagliando la spesa pubblica?
Per quanto riguarda il taglio della spesa, si può incominciare dal riordino delle agevolazioni fiscali. Sappiamo che ci sono diversi miliardi che potrebbero essere risparmiati, e forse qualche taglio su quel terreno potrà essere utile. Tagliare le spese correnti sarebbe la strada migliore, per poi avere le risorse per abbassare le tasse. Non dimentichiamoci, sullo sfondo, quella che è in generale la polemica sulle politiche di austerità che sono state adottate negli ultimi due anni.
Che cosa c’entra con il taglio delle spese?
Tagliare le spese in Italia ha sempre significato principalmente ridurre gli investimenti. Ciò è esattamente contrario alla logica di cui parlavamo prima, cioè al fatto di aumentare gli investimenti in chiave di maggiore crescita.
Posto che tutto non si può fare, lei a che cosa rinuncerebbe?
Sul taglio dell’Imu sulla prima casa esistono valutazioni diverse. Il taglio dell’Imu consente un risparmio di poche centinaia di euro, ma non va dimenticato che il nostro è un Paese nel quale l’80% degli italiani è proprietario di casa. Sullo sviluppo del mercato immobiliare è stata fondata una politica pluridecennale in particolare a partire dagli anni ’50. Tenuto conto che anche l’edilizia ha sofferto moltissimo, che è uno dei settori trainanti dell’economia italiana e che siamo di fronte a una caduta molto evidente del mercato immobiliare, la revisione dell’Imu non è il toccasana per favorire la ripresa.
Qual è quindi la sua ricetta per la crescita?
È molto più efficace tagliare il cuneo fiscale. In questo modo sarebbe possibile da un lato alleggerire i costi del lavoro per le imprese, e dall’altro mettere in tasca più soldi per i lavoratori. Privilegerei quindi questo intervento rispetto al rinvio dell’aumento dell’Iva, anche perché in questo modo si affermerebbe il principio che si debba passare dalla tassazione sulle persone a quella sulle cose.
(Pietro Vernizzi)