Governi e mercato osservano con attenzione gli sviluppi del processo presso la Corte Costituzionale tedesca, che si apre in questa settimana, dove la Bce è accusata di politiche monetarie che violano i diritti fondamentali stabiliti in Germania. La sola convocazione da parte della Corte di un rappresentante della Bce segnala una riduzione dell’indipendenza della Bce stessa che fa prevedere una sua minore capacità di garantire i debiti pubblici delle euronazioni.



Nell’estate del 2012 Mario Draghi fece finire la crisi dello “spread” a danno dei titoli di debito italiani e spagnoli assicurando che la Bce avrebbe fatto di tutto per contrastare attacchi speculativi. Generò un programma specifico (Omt) che definiva le condizioni di intervento. In gergo, tali programmi si chiamano “bazooka” e indicano la capacità di sparare proiettili più grandi di quelli degli speculatori e fanno parte delle funzioni di “garanzia di ultima istanza” che sono tipiche per una Banca centrale. Ma non per la Bce, a cui lo statuto vieta di comprare titoli di debito delle euronazioni.



La Banca centrale tedesca (Bundesbank) contrastò fin dall’inizio il programma Omt in nome dello statuto. Ma questo, in realtà, permette alla Bce interventi illimitati in caso di rischi per la stabilità del sistema bancario. Poiché la crisi degli eurodebiti era (ed è) un fattore determinante della crisi bancaria e del credito in alcune nazioni, tra cui l’Italia, la scelta della Bce di garantire i debiti stessi rientrava perfettamente nella sua missione di tutela con strumenti illimitati. Ma ciò scatenò un putiferio in Germania, dove prevale nell’elettorato l’ostilità contro qualsiasi cosa che sembri un possibile aiuto con soldi tedeschi alle cicale euro-meridionali.



Il punto: governo e istituzioni nazionali tedesche assecondarono la “pancia” della nazione ammettendo che un’istituzione europea possa essere processata da un’autorità nazionale. La giustificazione è che la Germania è in una difficile campagna elettorale. Ma ciò ha peggiorato la sensazione di una svolta nazionalista e antieuropea in Germania. Gli attori di mercato percepiscono che comunque finirà, la Bce non sarà veramente in grado di mantenere la promessa di Draghi e ciò riporta il debito italiano a rischio di insolvenza e l’euro stesso verso la dissoluzione.

Probabilmente la Corte costituzionale tedesca riconoscerà la competenza a un organo europeo sulla materia proprio per evitare tale scenario. Ma che la Bce non sia indipendente dai diktat tedeschi è un fatto che resterà, come una mina. Evidentemente l’Europa va ripensata.

 

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