La Commissione Ue chiude, dopo quattro anni, la procedura di deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, aprendo due importanti fronti per Roma. Da un lato crea le condizioni perché, nel 2014, l’Italia abbia più risorse, potendo spostare il target del deficit/Pil al 2,9% dall’1,8% indicato dal Def; dall’altro pone sei raccomandazioni per il periodo 2013/2014. Già, sei. In una sta scritto: l’Italia, a parità di gettito, deve alleggerire il carico fiscale sul lavoro e sul capitale compensandolo con la maggiore tassazione dei consumi e degli immobili. Siamo alle solite, per avere munizioni da usare contro la crisi si chiede di detassare la produzione, si tassa la capacità di spesa di chi consuma. Giusto? Giusto, se per andare oltre questa maledetta crisi si debba produrre, forzando la capacità competitiva per vendere di più.
Giust’appunto occorrerebbe limitare il carico fiscale che strangola salari e stipendi; toccherebbe pure ridurre il prelievo fiscale sui profitti acciocchè le imprese dispongano delle risorse economiche per fare gli investimenti di capitale. Ma questo l’Ue chiede di fare per riparare quel danno generato all’economia dagli inadeguati redditi da lavoro, erogati dalle imprese per acquistare quanto quel lavoro ha prodotto e quello scompenso che ha generato poi l’eccesso di offerta che ha fatto ridurre pure gli investimenti di capitale. Giusto? Giusto un corno: lecito il ristoro fiscale a chi ha impallato il meccanismo dello scambio? Sufficiente, nel migliore dei casi una partita di giro, la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro pagata con l’aumento del prelievo sul potere d’acquisto? Ma soprattutto se nell’Economia dei Consumi, dove siamo ficcati, la crescita si fa con la spesa aggregata e il 60% di questa viene aggregata dal consumo dei privati, si può aumentare il prelievo dalla parte della spesa?
Una bella e buona redistribuzione fiscale, dal consumo alla produzione, che sembra voler premiare chi ha mal fatto; neutralizzare chi lavora per guadagnare, guadagnare per spendere, che mancherà ancora di trovare quelle risorse adeguate per farlo. Già, risorse economiche dirottate per finanziare quel capitale che non verrà investito per rifocillare magazzini pieni.