Mentre l’emergenza economica non si placa, le istituzioni italiane sembrano vivere un momento di stasi. Il giorno dopo il downgrade di Standard & Poor’s, ieri si sarebbe dovuta tenere la “cabina di regia” governo-maggioranza, ma il Pdl ha fatto saltare l’appuntamento, oltre ad aver ottenuto lo stop ai lavori parlamentari per un giorno: una scelta legata alla decisione della Corte di Cassazione di tenere il 30 luglio l’udienza per il processo Mediaset che vede imputato Silvio Berlusconi. Tuttavia quell’incontro doveva servire per cominciare a parlare di scelte importanti: cosa fare con Iva e Imu? Intanto è arrivata una “strigliata” alle banche, riunite all’assemblea dell’Abi: Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, chiede che aumentino il credito a imprese e famiglie. Da parte sua, Antonio Patuelli, Presidente dell’Associazione bancaria italiana, chiede più rispetto per le banche, che vedono ridotti già all’osso i propri margini e continuano a dare un cospicuo contributo alle casse pubbliche attraverso le tasse. Per meglio interpretare questa situazione, abbiamo intervistato Giulio Sapelli, Professore di Storia economica all’Università degli studi di Milano.
Il Pdl ha fatto saltare la cabina di regia in seguito alle polemiche per il processo Mediaset. C’è il rischio che le larghe intese comincino a scricchiolare?
In astratto questo rischio c’è sempre, bisogna però osservare con serietà e senso del realismo che finora il Pdl si è dimostrato uno dei più forti sostenitori di questo governo. Nonostante le continue pressioni attuate per farlo cadere, mi auguro e sono convinto del fatto che l’esecutivo continuerà a rimanere in piedi.
Nel frattempo di discute di Imu, Iva, piano taglia-debito e privatizzazioni. Secondo lei, qual è la priorità per la nostra economia?
Prima che economica, la priorità è di natura anzitutto politica. Il governo è nato sulla reciproca promessa di abolire l’Imu e tale promessa va mantenuta: non si può fare un patto tra gentiluomini e non rispettarlo. Per sostenerne i costi occorre trovare le risorse rinegoziando gli accordi con l’Europa, come il governo Letta-Alfano sta già tentando di fare molto bene. Condivido la politica che punta a togliere dai debiti sia la spesa per gli investimenti, sia quella per la coesione sociale. A ciò occorre aggiungere l’altra grande “golden share” su cui si basa il governo: evitare assolutamente l’aumento dell’Iva.
Saccomanni ha contestato il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s. Ritiene che il ministro abbia ragione?
Le agenzie di rating non hanno più quel prestigio che avevano una volta: hanno sbagliato diverse previsioni e si parla sempre più spesso del loro conflitto d’interessi. Se fossi stato nel ministro Saccomanni, avrei addirittura evitato di evocare S&P’’s lasciandola passare sotto un pietoso silenzio.
Ma qual è il senso di questo downgrade?
Conoscendo la logica con cui lavorano queste agenzie, il downgrade è soprattutto uno stimolo al governo perché decida. Non a caso esce nell’imminenza del consiglio dei ministri, con una tempistica sospetta tipica di Standard & Poor’s. L’agenzia di rating fa innanzitutto gli interessi dei suoi azionisti, cioè delle grandi banche d’affari, con una strategia che mira a fare sì che il governo Letta sciolga le riserve il più in fretta possibile. In questo modo interpreta la volontà dei grandi investitori istituzionali, che mirano a fare sì che l’Italia si avvii verso la ripresa. Questo downgrade non è quindi drammatico come in altri casi nel passato.
Per il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il Pil nel 2013 sarà pari al -2%, mentre la ripresa inizierà a fine anno. E’ d’accordo con lui?
La Banca d’Italia si avvale di sistemi macroeconomici molto efficaci, ma dubito che la ripresa inizi a fine anno. Per comprenderlo basta parlare con gli imprenditori, sentire com’è il vento e guardare soprattutto alle nubi che si addensano sul commercio internazionale che sta peggiorando. La Cina si avvia verso il baratro e tutti gli altri paesi emergenti soffrono. Ritengo quindi che il giudizio di Bankitalia sia molto ottimistico e che ci attendano ancora due o tre anni di passione.
Lo stesso Visco ha detto che le banche dovrebbero comprare meno Btp e fare più credito. Lei che cosa ne pensa?
Questa polemica deve spostarsi dal tavolo di Bankitalia a quello del governo. Via Nazionale deve continuare a fare da authority e conservare la sua indipendenza, mentre il consiglio dei ministri deve chiamare a sé gli istituti di credito ed elaborare insieme a loro una strategia. L’esecutivo deve puntare anche su mezzi “minacciosi” per fare sì che le banche si inventino qualcosa per mettere la parola fine al credit crunch. Ciò che sta uccidendo l’impresa è infatti l’assenza di credito.
(Pietro Vernizzi)