Mentre lo spread tra Btp italiani e bund tedeschi rimane stabile poco sotto i 300 punti base, con rendimento del titolo decennale al 4,45% nella giornata di martedì, sui mercati iniziano a giungere segnali di un costante calo dei volumi tipico della stagione estiva. In questo periodo dell’anno, come già accaduto in passato, gli speculatori potrebbero tornare a farsi sentire con vere e proprie incursioni sui titoli del debito italiano che rischierebbero di destabilizzare nuovamente il già fragile quadro macroeconomico europeo. A differenza degli anni precedenti, però, questo particolare periodo storico è caratterizzato da alcune condizioni che potrebbero scoraggiare eventuali attacchi, a cominciare dal piano Omt della Banca centrale europea (Outright Monetary Transactions) che, come ha detto di recente Mario Draghi, “ha evitato un collasso di parti del sistema bancario e un prosciugamento del credito più grave”. Dall’altra parte, invece, in vista delle imminenti elezioni di settembre, senza dubbio la cancelliera tedesca Angela Merkel farebbe di tutto per evitare nuove pericolose incertezze sui mercati finanziari, fonti di ulteriore instabilità. Abbiamo fatto il punto della situazione con il giornalista economico Ugo Bertone.



È effettivamente possibile immaginare una nuova serie di attacchi speculativi?

Un attacco all’unione monetaria è sicuramente possibile. Certo, rispetto all’estate del 2011 e dell’anno successivo sono stati fatti molti passi in avanti, quindi non so in quanti vogliano adesso sfidare le banche centrali, soprattutto dopo che Mario Draghi ha detto che i tassi resteranno bassi e che, se necessario, scenderanno ancora proprio per creare un cuscinetto a difesa della solidità delle banche dell’eurozona. È difficile dire se la speculazione vorrà puntare su un bersaglio grosso come l’Italia, ma di sicuro la situazione europea è sempre a rischio.



A cosa si riferisce in particolare?

Le maggiori tensioni le abbiamo viste sul fronte della Grecia e del Portogallo, anche se, rispetto al passato, la Germania si è mossa tutto sommato con estrema prudenza. L’ultima cosa che la Merkel vuole, infatti, è andare a votare il prossimo 22 settembre con la prospettiva di un intervento in aiuto di alcuni paesi, quindi è chiaro che si impegnerà al massimo per evitare una tensione di questo tipo. Detto ciò, credo che per la prossima estate possiamo ritenerci piuttosto tranquilli.

Come mai?

Innanzitutto perché, a differenza di un anno fa, la situazione del Tesoro è decisamente più solida: basti pensare che quest’anno abbiamo pagato, in termini di interessi, una media del 2,11%, un punto in meno rispetto al 2012. In secondo luogo, c’è da registrare un effetto “positivo” dell’austerità e della caduta dei consumi italiani, cioè l’avvio verso il saldo positivo della bilancia dei pagamenti. Questo ci rende meno dipendenti dagli acquisti degli stranieri e, anche grazie al fatto che la quota di titoli del debito in mano agli italiani è molto più alta (di circa 10 punti percentuali rispetto al 2011-2012), un attacco speculativo farebbe comunque meno male.



Qual è al momento il punto debole italiano che un eventuale attacco potrebbe andare a danneggiare più facilmente?

Il maggior problema italiano è rappresentato senza dubbio dal sistema bancario. È da poco emerso che le sofferenze del nostro sistema sono cresciute a maggio di quasi il 23%, un fenomeno che si sta facendo più grave ormai da parecchi mesi. Il nostro sistema bancario poteva essere considerato solido qualche anno fa, con una situazione economica in equilibrio, ma il rapido peggioramento dell’economia ha costretto le banche a mettersi sulla difensiva, attraverso la mancata erogazione di denaro, e in una condizione di estremo disagio rispetto a ciò che hanno nei propri asset. Esattamente come avvenne negli Stati Uniti nel 2009, quando sembrava che tutto stesse per crollare proprio perché tutto ciò che era in possesso delle banche americane era stimato zero dal mercato. Le nostre banche, quindi, potrebbero effettivamente essere aggredite.

 

Quali sarebbero eventualmente le nostre difese? Lo scudo antispread di Draghi?

Il piano della Bce, in realtà, è stato pensato per non essere mai utilizzato. Si tratta più che altro di un deterrente, perché nessuno avrà mai il coraggio di andare all’attacco delle banche centrali. Un problema potrebbe invece essere l’aumento dello spread che andrebbe a generare un ulteriore sbilancio che, già come è oggi, non possiamo davvero permetterci. Lo spread non potrà rimanere poco al di sotto dei 300 punti per ancora molto tempo, perché ben presto il fardello sulle nostre aziende sarebbe insopportabile. Senza dubbio dovremo quindi puntare a ridurlo.

 

Un eventuale attacco comporterebbe la necessità di una nuova manovra fiscale per reperire risorse utili a sistemare i conti pubblici?

È molto probabile, più che altro se abbiamo intenzione di mantenere certi numeri. Parliamo però del solito cane che si morde la coda: o prendiamo dei provvedimenti molto forti e condivisi per stimolare realmente la crescita, oppure tutto crollerà quando ci renderemo conto, una volta fatti bene i calcoli, che rispetto alle prime previsioni la discesa del Pil è stata molto più robusta e che le entrate fiscali sono state molto più modeste. Se non invertiremo la rotta, ad esempio pagando finalmente i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, per rimanere entro il 3% ci verranno a mancare circa 50-60 miliardi di euro. Insomma, o si cresce oppure ci ritroveremo ancora una volta a stringere la cinghia.

 

(Claudio Perlini)

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