Beppe Grillo non ha affatto gradito l’ipotesi avanzata di recente dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, a margine dei lavori del G20 di Mosca, di fare cassa e ridurre il debito pubblico vendendo quote di Enel, Eni e Finmeccanica. “L’Italia è alla canna del gas – scrive il leader M5S sul proprio blog – e chi l’ha ridotta in questa condizione, invece di andarsene con passo rapido e veloce in qualche Paese senza estradizione, si prepara a svendere l’argenteria per guadagnare tempo”. Gli asset di queste aziende, ha aggiunto questa mattina Saccomanni, potrebbero essere anche utilizzati come collaterali. Ma cosa significa? Grilo ne dà prontamente la definizione: un collaterale è un “bene finanziario concesso in garanzia del puntuale pagamento di un debito. Se alla scadenza, il debitore non è in grado di pagare quanto previsto, il creditore può rivalersi sul bene, vendendolo, e utilizzando tutto o parte del ricavato per soddisfare il suo credito. Nel caso di titolo azionario può venire acquistato da chi vuole speculare con denaro a prestito e la garanzia rappresentata dal titolo stesso”. In sostanza, scrive l’ex comico genovese, un collaterale è “una cambiale in bianco, un pagherò dato in garanzia, in questo caso delle azioni delle aziende di Stato”. Gli effetti, già definiti “saccodanni collaterali”, saranno a lunga scadenza con la perdita del controllo del 30% dello Stato e della “golden share”, conclude Beppe Grillo, che “consente di incidere sulle decisioni strategiche, e una diminuzione dei dividendi che vanno alle casse pubbliche”.