“Io penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico. Uno shock che potrebbe portare a una ridefinizione della rappresentanza politica, cioè non quella attuale, oppure a uno spostamento della politica da problemi politici a problemi di carattere sociale: disordini, rivolte. Quindi qualcosa che non può essere dominato dalla politica”. E’ quanto affermato da Gianroberto Casaleggio nel corso di un’intervista al giornalista di La7, Gianluigi Nuzzi, ripubblicata sul blog di Grillo. Ilsussidiario.net ha intervistato Alberto Bagnai, professore di Politica economica all’Università G. D’Annunzio di Pescara.
Che cosa ne pensa delle affermazioni di Casaleggio sui rischi di disordini sociali in Italia?
Già nel 1997 Martin Stuart Feldstein, capo dipartimento all’Università di Harvard, indicò chiaramente il fatto che l’adozione di una moneta unica in Europa avrebbe aumentato la conflittualità sociale e internazionale. Si tratta quindi di scenari compatibili con quanto la scienza economica più ortodossa aveva previsto come conseguenza della moneta unica. Il problema è poi capire dove Casaleggio individui la radice di questi mali e quali terapie si posseggono per superarli.
Qual è il quadro politico in cui si inserisce quanto prospettato da Casaleggio?
In Europa il progetto economico fallimentare della moneta unica è stato sostenuto soprattutto dalla sinistra. Ciò crea un enorme vuoto politico nella misura in cui ci si rende conto del fatto che l’euro, in realtà, è fortemente avverso a quelle classi subalterne che la politica dice di difendere. Ciò fa sì che movimenti populisti come quello di Beppe Grillo o partiti sinceramente fascisti come il Fronte Nazionale di Marine Le Pen riescano a ottenere dei risultati ritenuti miracolosi da parte degli osservatori disattenti. Finora la situazione economica dell’Italia è stata stagnante, ma non è arrivata al collasso.
Non ritiene che quello di Casaleggio sia uno scenario eccessivamente catastrofista?
Chi naviga in rete ha avuto modo di apprezzare una certa vena catastrofista nella visione di Casaleggio. Ricordo però che l’anno scorso abbiamo avuto un -2,5% di crescita del Pil, quest’anno avremo un -2%, e una cosa simile in Italia non si verificava dai tempi della crisi del ’29. Non parlerei quindi di stagnazione, ma di rapida discesa verso un possibile collasso. Sappiamo tutti quali sono i nodi da sciogliere, ma comunque anche se si possono avere visioni differenti una cosa è certa: il governo attuale non sta facendo niente. E’ un’opinione diffusa sia tra i commentatori “di destra”, sia tra quelli “di sinistra”. Tra un’economia in caduta libera e un governo che non fa niente, c’è poco da dubitare sul fatto che le preoccupazioni siano in qualche modo fondate.
Finora gli italiani hanno risposto a questa situazione con un voto di protesta, ma senza provocare disordini sociali. Continueranno a tenere i nervi saldi?
Siamo tutti un po’ sorpresi dell’acquiescenza con la quale gli italiani accettano non tanto la crisi, quanto il fatto che i mezzi di comunicazione continuano a dire che è tutta colpa nostra, che noi saremmo meno produttivi e che faremmo peggio degli altri. Questo di solito vengono a dircelo dei giornalisti tedeschi, cioè del Paese che per primo ha sforato il patto di stabilità e di crescita, con un rispetto delle regole piuttosto elastico.
Dobbiamo continuare a sperare nella saggezza degli italiani?
Quando la crisi continua a mordere per anni il rischio di instabilità indubbiamente esiste. Ci sono state anche sui giornali notizie relative al fatto che le forze dell’ordine erano inquiete per la situazione che si era creata anche per la potenziale precarietà sociale. Tutti dobbiamo quindi fare appello alla saggezza degli italiani, ma purtroppo non è né obbligatoria, né garantita nel momento in cui da parte dei governi ce n’è così poca.
(Pietro Vernizzi)