Il debito pubblico italiano ha stabilito un nuovo record: nel primo trimestre di quest’anno è salito a quota 130,3% del Pil. Peggio di noi ha fatto solo la Grecia (160,5%). Lo ha reso noto Eurostat. Al professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, abbiamo chiesto di commentare questi dati.

I dati Eurostat dicono che il debito pubblico è salito di nuovo: siamo a quota 130,3% del Pil. Dietro di noi c’è solo la Grecia. Cosa ne pensa professore?



Tutti i paesi più importanti stanno battendo ogni trimestre un nuovo record. Se guardiamo al livello assoluto del debito pubblico, quello dell’Italia cresce come quello degli altri paesi, incessantemente, senza che sia modo di farlo diminuire.

Può fare degli esempi?

Se facciamo un confronto tra questo primo trimestre dell’anno, quello a cui fanno riferimento i dati di Eurostat, e quelli del primo trimestre 2012, vediamo che l’Italia, assieme alla Germania, all’Austria e alla Danimarca, è quella che ha avuto un minor incremento del rapporto debito/Pil, 4,1% del valore monetario del debito. E quasi tutto è dovuto al fatto che abbiamo pagato gli interessi.



Cioè?

Al netto degli interessi, il nostro debito non sta aumentando. Anzi abbiamo un avanzo primario spaventoso, un record positivo a livello mondiale.

Gli altri paesi invece?

La Spagna, ad esempio, in un anno ha avuto un incremento del debito pubblico del 19,1% sempre in termini monetari; l’Irlanda del 17,2%, Cipro del 14,7%. La virtuosa Finlandia del 13,2%, il Portogallo del 9,1%, mentre la Grecia ha fatto + 8,9%. Ma per quest’ultima i dati del debito non sono più così comparabili nel tempo perché sono stati oggetto di un robusto piano di ristrutturazione, con i privati che si sono accollati parte dei debiti. In buona sostanza, al netto degli interessi, il nostro debito pubblico sarebbe ridotto. Anche perché abbiamo fatto dei sacrifici enormi per non farlo crescere. C’è da considerare anche un’altra cosa.



Quale?

In questa modesta crescita del nostro debito pubblico ci sono anche i contributi che abbiamo versato al fondo salva-Stati, per sostenere paesi che sono in crisi.

Essere virtuosi non basta?

Se noi facciamo crescere poco il debito, ma poi lo rapportiamo a un Pil che abbiamo fatto crollare di tre punti in un anno, e l’anno dopo, nel 2013, quasi di altri due, noi abbiamo un rapporto in peggioramento pur a fronte di un comportamento virtuoso. Purtroppo un Paese come l’Italia non meritava affatto una cura dell’austerità come quella che ha dovuto sostenere.

 

Perché?

 Perché invece di migliorare il rapporto debito/Pil, in questi due anni l’abbiamo enormemente peggiorato. Questo dimostra quanto fosse sbagliata la ricetta imposta all’Italia: troppa austerità ha distrutto gran parte dell’economia.

 

Com’è andata agli altri paesi?

Se guardiamo alla crescita del debito pubblico da quando è scoppiata la crisi mondiale, cioè dal primo trimestre 2008 al primo trimestre 2013, vediamo che il nostro debito pubblico è cresciuto del 23%, che è il valore più basso dell’Europa a 27, anche più basso di quello della Germania, il cui debito nello stesso periodo è cresciuto del 31,6%. Solo la Svezia ha avuto una crescita più bassa della nostra.

 

Abbiamo una visione deformata della realtà, è così?

Sì, se utilizziamo il rapporto debito/Pil, che è un indicatore divenuto ormai obsoleto per i motivi che dicevo prima. Il dato di sostanza è un altro: che il debito pubblico italiano nel corso della crisi è quello che è aumentato di meno in Europa.

 

Perché chi sta al governo non usa un argomento come questo per ribattere a chi mette in gioco la nostra credibilità?

Mi meraviglia che ci governa non riesca, con in mano queste cifre, a rispondere seccamente a chi continua a dire che siamo il secondo Paese d’Europa per il rapporto debito/Pil. Mentre ci sono paesi con un rapporto debito/Pil che arriva al 70-80% ma che sono prossimi al fallimento.

 

Ad esempio?

La Spagna, che fino all’anno scorso aveva un rapporto debito/Pil più basso di quello della Germania, è messa malissimo. Dall’inizio della crisi, la Gran Bretagna ha aumentato il suo debito del 101%, l’Italia, lo ripeto, del 23%. La Spagna, la cui economia è un terzo della nostra, aveva un debito pubblico di 400 miliardi, adesso ce l’ha di 922: è aumentato del 130%, con un incremento di 522 miliardi, quello dell’Italia, nello steso periodo è cresciuto di meno di 400 miliardi.

 

Professore, sta dicendo che non ci devono preoccupare questi dati?

Ci devono preoccupare per due ragioni. Prima di tutto perché tutte le volte che proviamo ad aprire bocca veniamo subito zittiti perché ci rinfacciano il nostro rapporto debito/Pil per stabilire se il nostro debito è pericoloso o meno. È successo con il governo Berlusconi.

 

Cos’è successo?

Quando c’era il governo Berlusconi, che era un disastro dal punto di vista dell’immagine, i conti stavano ancora in piedi. Siamo stati inchiodati dai mercati per il bunga bunga, mica sui fondamentali. Quando è entrato in carica il governo dei tecnici, avevamo la più bassa crescita del debito pubblico. Tra l’altro avevamo un’economia in cui i consumi delle famiglie erano risaliti ai livelli del 2008.

 

Poi è iniziata l’austerity.

Abbiamo applicato una ricetta sbagliata, la stessa che è stata applicata alla Grecia, che ha sottovalutato i moltiplicatori fiscali e le conseguenze sull’economia. Doppiamente sbagliata nel caso dell’Italia, perché mentre in Grecia sono diminuite le importazioni, da noi è stata distrutta gran parte della produzione. Se i nostri fondamentali sono peggiorati è perché abbiamo applicato una ricetta sbagliata.

 

Di chi è la colpa?

Di quel dannato spread che ci sta punendo oltre misura. Veniamo puniti perché stiamo pagando gli interessi sul debito. È un paradosso. Ci viene applicato lo stesso spread dei paesi che non sono più in grado di pagare gli interessi perché sono vicini al default.

 

Non si salva nessuno?

Guardiamo ai debiti degli altri paesi: se l’Italia ha un debito di 2070 miliardi, quello della Germania è di 2150 miliardi, quello della Francia di 1870, quello della Gran Bretagna, trasformato in euro, è di 1700 miliardi. Ormai stanno diventando tutti come noi. O ci stanno addirittura superando.