Il redditometro non lede la privacy del cittadino. Lo ha stabilito oggi il tribunale di Napoli accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro la sentenza di primo grado dello stesso tribunale che aveva dato ragione a un uomo – pensionato di Pozzuoli – che aveva lamentato che il monitoraggio da parte del fisco delle sue spese avrebbe potuto rivelare gli aspetti più privati della vita di un cittadino, comprensi quelli legati allo stato di salute attraverso le spese mediche. Caso intricato e per certi versi paradossale, visto che già dopo la sentenza di primo grado i legali dell’Agenzia delle Entrate si chiesero come mai se per il pensionato la privacy sulle medicine fosse un diritto da difendere, ma dall’altro lato avesse regolarmente denunciato gli acquisti per la detrazione fiscale consentita dalla legge. Insomma tutto finisce in una bolla di sapone, ma era prevedibile secondo il parere di molti commentatori. “Il solo percorso che si può immaginare possa avere conseguenze più generalizzate – aveva a suo tempo spiegato Alessandro Cotto, amministratore delegato del centro studi Eutekne – è se dopo i vari gradi di giudizio si arrivi in Corte di Cassazione. Solo una sentenza dell’organo supremo di giustizia, per quanto relativo sempre a un caso isolato, potrebbe avere ripercussioni per tutti i cittadini, visto che tali giudizi come sappiamo fanno giurisprudenza”. Insomma, il redditometro al momento è pienamente riabilitato, resta da capire se sarà davvero quello strumento in grado – come ha dichiarato più volte Befera – a sanare odiose situazioni di ingiustizia fiscale “Ci sono mamme con il Suv che accompagnano i bambini a scuola e non pagano la retta e altre costrette a usare i mezzi pubblici ma che pagano la retta. Sono queste le cose che dobbiamo cambiare”.



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