Autobus con le ali. È questa l’ultima trovata dello statalismo che affligge il nostro Paese. L’idea è del Governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, che viste le “alte tariffe di Alitalia verso la Sicilia” ha annunciato di voler fare dell’AST, azienda regionale di trasporto su gomma, una compagnia aerea. Non è una barzelletta, ma lo sembra. Magari è solo un errore di comunicazione. Speriamo. Com’è possibile, infatti, fare di una compagnia di autobus in perdita di circa 9 milioni di euro una compagnia aerea?
Il mercato del trasporto aereo è uno dei più complicati, dato che la pressione concorrenziale è molto elevata. I fallimenti della siciliana Windjet e di Alitalia evidentemente non hanno insegnato nulla ai decisori pubblici. Poche compagnie in Europa, anche tra i grandi operatori, riescono a fare soldi vista la concorrenza delle compagnie low cost nel corto-medio raggio e di quella delle compagnie mediorientali nelle rotte intercontinentali. Pensare di creare una compagnia aerea regionale significa di volere immettere soldi pubblici per un’impresa che sarebbe molto meglio lasciare fare ai privati.
Utilizzare i soldi pubblici per creare l’ennesimo buco di bilancio sembra essere diventato lo “sport nazionale” italiano. Sempre in Sicilia, infatti, si è appena inaugurato l’ennesimo aeroporto pubblico, quello di Comiso. Il problema non è il numero di aeroporti, ma il fatto che sia l’ennesimo in mano pubblica, che per sopravvivere ha bisogno dei sussidi della Regione o di altri enti pubblici. I voli sono sussidiati da tutti i siciliani e gli italiani con le tasse, ma non è stata fatta nessuna gara per assegnare questi soldi pubblici. Non esiste trasparenza, ma non esiste neanche la parvenza di mercato.
Tornando al caso dell’AST, la domanda che si potrebbe porre con un poco di malizia è la seguente: non è che con i soldi pubblici che si immetterebbero per farne una compagnia aerea, in realtà la si vuole solo salvare? In effetti, le pesanti perdite non lascerebbero pensare a un destino di sfarzi per la società di trasporto pubblico siciliano, che si trova di fronte alla forte concorrenza di operatori privati molto più efficienti. Immettere soldi pubblici per fare diventare l’AST una compagnia aerea allora diventerebbe un vero e proprio salvataggio pubblico a carico dei contribuenti.
Vi è un’altra opzione che è circolata negli scorsi giorni: permettere all’AST di effettuare in regime di monopolio (questo è quanto si deduce dalle dichiarazioni dei vertici regionali) i collegamenti con gli aeroporti utilizzati dalle compagnie low cost. Anche in questo caso dare un monopolio a una compagnia pubblica, senza effettuare nessuna gara, significa aumentare l’inefficienza e fare un “regalo” a un determinato operatore.
Il caso siciliano, con i suoi autobus volanti, dimostra ancora una volta che la fantasia della politica nello sprecare i soldi pubblici non ha limiti.