Alitalia ha bisogno di 350 milioni di euro entro fine anno. È questo quanto emerge dalla presentazione del nuovo piano industriale che prevede inoltre l’utile operativo solamente a partire del 2016. Le parole dell’amministratore delegato del gruppo, Gabriele Del Torchio, e quelle del Presidente, Roberto Colaninno, evidenziano infatti che entro dicembre saranno necessari 300 milioni di euro di liquidità aggiuntivi. Passare indenni il prossimo “generale inverno” non sarà affatto facile per la compagnia di bandiera, con il freddo della recessione che batte forte sul mercato aereo italiano. Le perdite saranno ancora ingenti, dopo il miliardo di euro perso nei primi quattro anni di attività.
Il turnaround non è ancora avvenuto e ogni volta viene spostato in avanti. Questo non può non preoccupare i soci, che hanno mostrato tutti i loro dubbi nel momento in cui sono stati invitati nei mesi scorsi a fare il prestito di 150 milioni di euro alla compagnia. Non è dunque un caso che “manchino all’appello” ancora 55 milioni di euro dei 150 di prestito dei soci. Non solo la compagnia non è riuscita ad avere una ricapitalizzazione, ma i soci imprenditori non hanno concesso neanche una linea di credito preferenziale al vettore. Una situazione che alza molti dubbi sulla cordata che è alla guida della compagnia da ormai oltre quattro anni.
Le difficoltà dunque continuano per il vettore italiano sia da un punto di vista operativo che da un punto di vista finanziario. La liquidità a fine marzo era scesa sotto i 160 milioni di euro e durante la parte restante dell’anno è ben difficile che possa aumentare, visto l’andamento difficoltoso del mercato. Se anche tutti i soci mostrassero tutta la loro fiducia nei confronti dell’azienda, i restanti 55 milioni di euro del prestito porterebbe la liquidità poco al di sopra della soglia dei 200 milioni di euro. Come trovare i soldi necessari a passare indenni l’inverno?
Da un punto di vista operativo le perdite di Alitalia dovrebbero essere limitate, anche con il ridimensionamento e il riposizionamento di AirOne, che negli ultimi anni è stata fonte di un pesantissimo rosso. Inoltre, il focus verso il business intercontinentale e l’attività di hub and spoke su Roma Fiumicino potrebbe portare a un incremento dei ricavi e a una diminuzione delle perdite. Tuttavia, l’andamento del mercato italiano e la forte recessione in corso non aiutano la compagnia a risollevarsi. L’intenzione di utilizzare alcuni slot della Milano-Roma per tratte internazionali mostra l’indebolimento della domanda aerea per l’ex principale tratta italiana a causa della crescita dell’alta velocità ferroviaria, ma non è sicuro che tali tratte possano essere altrettanto remunerative.
Come detto, trovare i 350 milioni di euro necessari non sarà facile. E se i soci non sembrano essere molto intenzionati a ricapitalizzare l’azienda, non è allora un caso che si parli insistentemente dell’arrivo di un cavaliere bianco straniero. Questi rumors sono stati tuttavia definiti “illazioni” dal Presidente Colaninno. Aeroflot ed Etihad sono i nomi circolati nelle settimane scorse, ma non sarà facile l’arrivo di questi due pretendenti fintanto che Air France-Klm rimarrà il primo socio nella compagnia italiana. E “cacciare” i francesi è alquanto improbabile, oltre che azzardato. È più facile che possa arrivare il cavaliere pubblico, Cassa depositi e prestiti, che rimane sempre nell’ombra e che sarebbe invece l’ennesimo colpo al contribuente italiano che già si è accollato i costi della vecchia privatizzazione.
Ricevere credito dalle banche non sarà facile, tanto più che uno dei principali soci è Intesa Sanpaolo e non sembra che i problemi di liquidità siano stati risolti. Prestare denaro a un’azienda in costante perdita (un miliardo di euro in poco più di quattro anni) e che prevede l’utile nel 2016, sette anni dopo la nascita, non è facile nemmeno per le maggiori banche.
I problemi di liquidità sono dunque importanti e non è un caso che nel Governo si respiri un certo allarmismo; i continui interventi del Ministro Lupi sulla compagnia ne sono la dimostrazione. Le vie di uscita alla crisi, dopo questo piano, sembrano sempre più strette per Alitalia.