Un personaggio come Silvio Berlusconi offre inevitabilmente molteplici spunti di riflessione nel momento in cui si trova al centro di una vicenda politica e giudiziaria come quella che sta vivendo. In questi ultimi venti anni, quelli della cosiddetta “seconda repubblica”, non c’è alcun dubbio che il Cavaliere ha svolto un ruolo politico rilevante nella politica italiana, comunque si giudichi il suo operato. È evidente quindi che l’attesa per la sentenza della Cassazione venga vissuta come una sorta di “svolta” dagli esisti anche imprevedibili anche per l’assetto della “strana maggioranza” che regge il governo di Enrico Letta. Ma vi è da dire che il “berlusconismo”, come si usa dire, non ha una valenza solamente politica. Silvio Berlusconi è stato anche un personaggio della “prima repubblica”, non sui banchi di Montecitorio o di Palazzo Madama, ma nelle file della comunicazione, della cosiddetta rivoluzione televisiva che è cominciata in Italia negli anni Ottanta. Prima imprenditore nell’edilizia, poi nella comunicazione, Berlusconi anche in questo caso ha segnato un periodo. È lecito quindi chiedersi, con una condanna per frode fiscale confermata dalla Cassazione, che cosa potrebbe accadere o che contraccolpi potrebbe avere la stessa Mediaset, la creatura per eccellenza di Silvio Berlusconi.



Le azioni del Biscione sono prima scese e poi si sono rafforzate molto in questi ultimi mesi. Il problema non è tanto questo, il problema è l’azienda. Abbiamo posto la questione a Franco Debenedetti, un grande imprenditore, ma anche un uomo politico di primo piano, eletto per tre volte al Senato. Un personaggio in grado di dare una riposta significativa sull’intera vicenda berlusconiana.



Lei pensa che questa sentenza abbia un riflesso sull’azienda Mediaset? In particolare che tipo di ripercussione può avere una sentenza di condanna della Cassazione su Mediaset?

Immagino che la sua domanda prescinda dalle sanzioni economiche che, penso, conseguirebbero a una condanna: quelle sono perdite, e le perdite non fanno mai bene. Se lei si riferisce alle conseguenze dal punto di vista della strategia e della gestione dell’azienda, non credo che l’eventuale condanna di Berlusconi avrebbe effetti disastrosi sull’azienda Mediaset; però dato che vantaggi non ne arrecherebbe di sicuro, svantaggi sarebbero comunque probabili.



Più in generale, lei non pensa che ci potremmo trovare di fronte a una svolta epocale. Più in generale, quale riflessione le suggerisce questa vicenda?

Se parliamo sul piano simbolico, pur fondamentale per un’azienda che produce immagini, una condanna avrebbe anche il significato di una sanzione nei riguardi di un’azienda che ha portato in Italia la televisione commerciale, con quello che essa ha significato per lo sviluppo del mercato interno, che ha modernizzato il linguaggio e il prodotto televisivo, che ha liberalizzato un settore di monopolio pubblico, e aumentato il pluralismo. Anche se Rai è ancora pubblica, la guerra dei Trent’anni è finita, queste ormai sono cose acquisite, la sua partita Mediaset l’ha vinta. Sul piano dell’immagine, una condanna avrebbe il significato di una rivincita postuma.

 

(Gianluigi Da Rold)