L’economia sommersa, i pagamenti in nero, che quindi generano evasione fiscale, è una delle piaghe italiane. Lo confermano anche i calcoli di uno studioso austriaco del fenomeno, il professor Friedrich Schneider, e di una grande società di consulenza, A. T. Kearney, riportati oggi da Repubblica, da cui emerge che nonostante la domanda interna sia scesa, causa recessione, 333 miliardi (una cifra rimasta stabile nel corso degli anni) fuggono al fisco. Si tratta di un dato pari a circa il 21% del Pil. E in Europa, più precisamente nei paesi dell’Est, si arriva anche a somme intorno al 30% del Pil, che sono però ovviamente più basse in valore assoluto, visto il livello inferiore di quelle economie rispetto alla nostra. Tra i dati relativi al nostro continente ve n’è però uno che sorprende non poco. In Germania, patria del rigore, dove non ci si aspetterebbe il ricorso al lavoro nero o che si eviti di emettere fattura, l’economia sommersa raggiunge i 351 miliardi di euro: una cifra superiore a quella italiana, in valore assoluto, anche se rapportata al Pil corrisponde a circa il 13%. Tuttavia a Berlino sembrano essere meno “corretti” di Parigi e Londra, dove il nero arriva a circa il 10% del Pil. 



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