La stabilità del Mediterraneo è un interesse vitale per l’Italia, sia sul piano della sicurezza che su quello economico. Nel passato la prima era assicurata dal presidio diretto dell’area da parte dell’America. Sotto questo ombrello l’Italia sviluppò verso la costa meridionale una propria politica di influenza, basata sul metodo di parlare con tutti ed essere riconosciuta da tutti gli attori come un “onesto mediatore”, e di penetrazione commerciale, in competizione continua con la Francia. E nell’ambito di una posizione della Germania ostile a ingaggi politici nel turbolento Mediterraneo, cosa che ha impedito e impedisce una politica europea coesa nella regione.



L’Amministrazione Obama, dal 2008, ha cambiato la posizione statunitense passando da un presidio diretto a uno indiretto dell’area e cambiando alcune alleanze cardine, in particolare quella con i sauditi e i nazionalisti egiziani (militari) a favore della Fratellanza musulmana – ostile ai sauditi – e di altre forze islamiche considerate modernizzanti. Ciò fu uno dei motivi dei cambiamenti politici in Libia, Tunisia ed Egitto e dell’innesco della rivolta contro il regime di Assad in Siria. Ma la Fratellanza è implosa per incompetenza e per la pressione dei sauditi sui militari egiziani per sostituirla nel controllo dell’Egitto.



La pressione di America, Turchia, Francia, Regno Unito e fino a poco fa, del Qatar, per rovesciare il regime siriano viene sempre più bloccata dai filo-iraniani Hezbollah, dall’Iran e dalla Russia. Inoltre, le forze rivoluzionarie siriane-sunnite sono anche composte da gruppi collegati con Al Qaeda, fatto che le rende ambigue. In sintesi, il Mediterraneo orientale si sta in qualche modo ristabilizzando contro un’America che ha fatto un errore e non sa bene come ripararlo, con la complicazione di non avere più un forte potere dissuasivo.

Lo scenario è caotico e rende complicata la politica estera italiana, peraltro abile nel recuperare una certa influenza sulla Libia dopo l’esproprio tentato dalla Francia. La Siria è il caso più urgente e difficile. Da un lato, c’è un’America indecisa, ma intenzionata a mostrare i muscoli, con la quale l’Italia non può divergere troppo. Dall’altro, c’è la necessità di dialogare con tutti per mantenere la posizione di onesto mediatore, necessaria per i nostri affari e sicurezza.



Con questi termini di riferimento, appare razionale una posizione che punti al congelamento del conflitto siriano, simile a quella tedesca, contraria a quella francese, ma alla fine utile per tutti, in particolare per i civili del luogo.

 

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