La crisi economica produce un nuovo calo dei consumi delle famiglie. E’ l’Istat a comunicare che nel mese di giugno le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,2% rispetto al mese precedente, quando invece avevano mostrato un lieve incremento (+0,1%) dopo cinque flessioni consecutive. Il calo più evidente si nota nel paragone annuo, visto che rispetto a giugno 2012 l’indice grezzo del commercio al dettaglio fa registrare un tonfo del 3% (a maggio era dell’1,2%). “Il crollo dei consumi continua e il piccolo rimbalzo di maggio è già bruciato – scrive in una nota Confesercenti – Se l’alimentare va male, la situazione del non-alimentare appare addirittura tragica e testimonia come le famiglie siano costrette ormai a rinviare spese più impegnative”. Ecco perché “il Consiglio dei ministri non può ignorare lo stato disastroso dei consumi che si ripercuote in maniera micidiale soprattutto sui piccoli negozi con le inevitabili chiusure. Se il governo non vuole fare il curatore fallimentare di migliaia di esercizi di vicinato eviti ogni aumento dell’Iva”. Anche perché, aggiunge Confesercenti, “è illusorio attendersi gettito consistente, mentre al contrario è legittimo immaginare che l’aumento dell’Iva peggiori ancora i consumi. Stimiamo che l’incremento dell’imposta si trasformi in una contrazione di un altro punto percentuale delle vendite. Un avvitamento che danneggerebbe non solo consumatori e imprese della distribuzione commerciale, ma anche l’erario, che vedrebbe un calo del gettito nell’ordine di 300-400 milioni di euro”.