Faranno certamente scalpore le parole che il responsabile economia del Pd ha scritto oggi sul suo blog, all’indomani dei grandi festeggiamenti del governo per l’abolizione dell’Imu. In sostanza, Fassina dice che è stata abolita l’Imu, ma la tassa sulla prima casa rimane. Quello che è stato ottenuto ieri, dice, è solo un compromesso tra due partiti che seppur governino insieme, rimangono alternativi uno all’altro. Il Pdl ha ottenuto quello che chiedeva, l’abolizione dell’Imu, il Pd quello che pensava fosse giusto dal suo punto di vista, e cioè  il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga che, con il mezzo miliardo di euro di ieri, arriva a 2,5 miliardi per l’anno in corso. Giusto anche l’intervento di 700 milioni di euro per gli esortai, aggiunge. Poi il punto scottante: “È giusta anche la conferma della tassazione della prima casa. Infatti, è abolita l’Imu. Non è abolita la tassazione sulla prima casa. Non per sadismo comunista, ma per evitare di tagliare servizi fondamentali o caricare ulteriormente sul piano fiscale i produttori, ossia il reddito da lavoro e di impresa”.



Questo perché, dice, la service taxi “va nella direzione di un impianto pienamente federale dell’imposta, indica la rendita catastale come base imponibile, fissa, nel caso di abitazioni affittate, il contributo prevalente a carico del proprietario e impegna il legislatore a tutelare le abitazioni di minor valore (oggi esenti dall’Imu grazie alla detrazione)”. Fassina dice anche che è giusto il taglio dell’Imu sui beni strumentali delle imprese. Non è d’accordo invece sulla cancellazione della prima rata sospesa a giugno: togliere un miliardo per meno del 10% degli immobili di maggior valore ha tolto al governo risorse preziose. Spiega poi cosa avrebbe fatto il Pd se al governo ci fossero stati da soli, mantenere cioè l’Imu per un 15% di cittadini, quelli con patrimoni di un certo valore. Ma questo, conclude, è il governo delle larghe intese, non un governo di centrosinistra 

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