Manifestazioni del Pdl in programma, richieste di “grazia”, evocazioni di scenari da “guerra civile”, repliche che arrivano anche dal Quirinale e sullo sfondo un fragoroso clamore di dichiarazioni contrapposte, dure, spesso ultimative tra i due partiti della maggioranza. In più, le voci allarmate che sottolineano la gravità di una crisi del governo di Enrico Letta e un inevitabile ritorno alle urne. C’è chi pensa e soprattutto si augura che la “strana maggioranza” possa reggere alla sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi, ma c’è anche chi analizza lo stato di agitazione e confusione che sta attraversando il mondo politico del Paese e giustamente si pone la domanda di quanto possa durare una simile concitazione e soprattutto che cosa possa accadere.



Non c’è dubbio che, se si aprisse una crisi, si andrebbe verso una sorta di “ignoto” e che il rischio di una “deflagrazione” del quadro politico sarebbe altissimo. Nell’analisi non esiste un metro di misura sulle responsabilità, ma la constatazione di un trasversale “festival di errori”e probabilmente anche di orrori politici.



C’è il “pessimismo dell’intelligenza” in quello che dice ad esempio un grande economista (ma non solo) come Giulio Sapelli di fronte a una domanda secca. Poniamola in questo modo, abbastanza brutale ma anche carica di realismo, visto il crescente “nervosismo” che si vede nella maggioranza di governo.

Professor Sapelli, quale scenario immagina nel caso il governo di Enrico Letta fosse costretto alle dimissioni o venisse messo in minoranza? Che contraccolpi subirebbe il Paese?

Purtroppo il poco, il pochino che è stato fatto e realizzato, finirebbe in polvere. Noi stiamo parlando di segnali di ripresa, ma sarebbe più esatto parlare di un “rimbalzino”, meglio di nulla si intende. In più c’è stato anche un riflesso psicologico positivo, un sintomo, solamente un sintomo, di maggior fiducia. Ecco, anche tutto questo “poco” svanirebbe nel nulla e andremmo incontro a una situazione imprevedibile.

Non mi sembra che lei sia interessato a entrare in un discorso di “graduatoria” di responsabilità, di chi ha più colpe in questo nuovo pandemonio italiano.

Me ne guardo bene. C’è un elenco di fatti incredibili se visti secondo una logica istituzionale e politica. La sentenza della Cassazione, tanto per cominciare, non favorirà certo gli investimenti esteri. Ma questo è solo una considerazione generale. Poi ci sono le dichiarazioni del dopo-sentenza, da quella di Guglielmo Epifani alle repliche dei vari esponenti del centrodestra, fino alla proposta della “new entry” Marina Berlusconi, in modo da fa passare il partito da personale a partito dinastico. Insomma una catena di errori da far venire i brividi anche con questo anticiclone africano che opprime tutti con il suo caldo.

Proviamo a fare uno scenario complessivo di quello che potrebbe accadere, in caso di caduta del governo di Enrico Letta. Il minimo sarebbe una sorta di quello che un tempo si chiamava “governo balneare” che poi ci porterebbe a nuove elezioni in autunno 

Il quadro in questo caso, visto nel suo insieme, è molto più complesso. Prima accennavo ai riflessi che la caduta del governo avrebbe sulla situazione economica che è sempre grave e problematica. Ma guardando ai fattori nel suo insieme, mi sembra che si possa riassumere la situazione in tre punti di grande gravità. Il primo è quello della “deflagrazione” della politica in Italia. Riguarda tutti: basti pensare al Partito democratico, con i “renziani” scatenati, che potrebbe arrivare al rischio di un’implosione. Da questo primo elemento ne discendono altri due. L’instabilità, anzitutto, che si creerebbe nelle nostre grandi imprese ancora pubbliche: i “patti sotterranei”, chiamiamoli così, che ancora reggono al momento, nonostante la situazione non semplice, come farebbero a resistere di fronte a una deflagrazione politica di questa portata? Infine c’è tutto il resto del Paese, con il mondo dell’impresa che ritornerebbe in uno stato di maggiore e ulteriore sfiducia.

C’è qualcuno che in questo momento potrebbe o dovrebbe lanciare un appello alla stabilità? 

Devo fare un breve ragionamento su questo punto. Personalmente sono rimasto favorevolmente impressionato quando i tre sindacati hanno ripreso un discorso comune. So benissimo che in Italia esiste una grave crisi della rappresentanza, ma i sindacati ce l’hanno ancora. Bene è dai sindacati che dovrebbe arrivare in questo momento un invito alla responsabilità e alla stabilità. Intanto spero in quello. Poi…

Poi, in che cosa altro ? 

Devo ammettere che spero anche in una sorta di “moral suasion” di carattere internazionale. Dagli Stati Uniti ad esempio, ma in questo caso, al di là delle polemiche sulla politica di austerità, anche dalla Germania di Angela Merkel. Non posso credere che sulle due sponde dell’Atlantico convenga avere un Paese come l’Italia in una situazione di ingovernabilità, che porterebbe, nel quadro internazionale, a un Mediterraneo allo sbando, non più controllabile, visto quello che sta succedendo in Egitto, e considerando la situazione greca e quella spagnola. Spero proprio che questo problema se lo pongano e facciano un’opera di “moral suasion” che in questo momento è più che mai necessaria, anzi indispensabile.

 

(Gianluigi Da Rold)