Il nostro Paese si trova oggi davanti alla delicata missione di dover intraprendere la strada verso il rilancio dell’economia. Una politica virtuosa guarda inevitabilmente alla riduzione della spesa e al contenimento dell’imposizione fiscale: due obiettivi difficili soprattutto perché spesso si è ritenuto di intraprendere la strada dell’aggravio della tassazione per far fronte ad una spesa in costante e inesorabile aumento. In questo senso la cancellazione sull’Imu sulla prima casa, annunciata nei giorni scorsi dal Governo, va nella giusta direzione di sostegno alla ripresa, inquadrando lo sviluppo immobiliare quale fattore essenziale per la crescita.  



E’ giusto, infatti, superare la tassa sulla prima proprietà immobiliare, salvaguardando beni che nella maggior parte dei casi rappresentano il frutto di una vita di sacrifici. L’Imu era nata in un momento di emergenza per il Paese e oggi può ritenersi senz’altro più equilibrata la sua trasformazione in una fiscalità proporzionata ai servizi offerti nell’ambito locale. In particolare, la logica annunciata dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, del “pago-vedo-voto”, in riferimento alla cosiddetta Service-Tax al debutto nel 2014, richiamerà ad una maggiore responsabilità le amministrazioni comunali, soggette ad una valutazione più critica e trasparente da parte della comunità.



Il settore residenziale, che rappresenta la fetta più consistente del sistema immobiliare italiano, necessita di nuove politiche in grado di offrire risposte adeguate al bisogno abitativo. In questo senso è opportuno affiancare ad un provvedimento come quello sull’Imu anche un pacchetto di misure volte a incentivare la realizzazione di nuove case sia per le categorie sociali meno abbienti, sia per quella fascia sempre più ampia di persone “troppo ricche” per accedere all’edilizia popolare, ma “troppo povere” per accendere e garantire l’impegno di un mutuo. Va così favorito l’housing sociale, lavorando su un nuovo regime Iva per chi sviluppa iniziative del genere e sul cambio delle destinazioni d’uso di aree e patrimoni immobiliari oggi inutilizzati o in stato obsoleto. La trasformazione di beni “abbandonati”, così come la riconversione di “cantieri in sofferenza”, da parte della Pubblica amministrazione (Comuni, Province, Regioni, enti parastatali, etc.) può mettere in moto un meccanismo virtuoso, capace di presentare sul mercato una nuova offerta di abitazioni in affitto, dare impulso al settore immobiliare nel suo complesso e attrarre investimenti, anche da parte di fondi esteri a caccia di opportunità sostenibili sul nostro territorio. 



Risposte efficaci ed efficienti passano dalla creazione di un giusto mix tra la semplificazione a costo zero delle politiche pubbliche, la valorizzazione dell’esperienza cooperativa e solidaristica italiana, che non ha eguali all’estero, il protagonismo della Cassa Depositi e Prestiti e del nuovo “Fondo dei Fondi”, l’intervento delle Sgr e del sistema bancario. 

La locazione quale risposta alla domanda delle fasce deboli è un tema che racchiude la richiesta di certezze da parte dei proprietari privati, che vanno incentivati, anziché vessati (vedi la riduzione della cedolare secca dal 19 al 15 per cento per i canoni concordati) e garantiti per quanto riguarda modalità e tempi degli sfratti. In quest’ottica anche le seconde case, spesso ritenute più un bene da colpire che da valorizzare, rappresentano un’opportunità di sviluppo in chiave turistico-ricettiva, a beneficio del territorio e della comunità. 

Di pari passo va rimessa in moto la fiducia all’acquisto della casa, anche a partire dal messaggio positivo diffuso recentemente dagli istituti di credito, che stanno registrando buone performance di utili. A tal proposito leggiamo positivamente lo stanziamento di 2 miliardi di euro annunciato dal ministro Maurizio Lupi per il sistema bancario per la concessione dei mutui. 

Complessivamente, dall’osservatorio di Eire Expo Italia Reale Estate quale manifestazione di riferimento per il sistema immobiliare del Paese, gli interventi annunciati dal Governo si inquadrano nella direzione corretta di una vera valorizzazione del patrimonio. La stella polare non può che essere quella della riduzione dei costi fiscali e dell’attrazione degli investimenti, perché, al contrario, la penalizzazione del settore produrrebbe una ulteriore contrazione del mercato con effetti scoraggianti per l’intera economia. 

C’è da augurarsi che nessuna logica individualistica o di parte deprima questo percorso verso la ripresa.