Il “tour de force” di Enrico Letta, in volo dagli Stati Uniti all’Italia, quindi a casa per una doccia e poi di corsa al Quirinale, prima di presiedere il Consiglio dei ministri, non ha tranquillizzato le acque agitate del Governo. Con tutta probabilità l’irritazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deve essere aumentata ora dopo ora da quando Silvio Berlusconi ha lanciato la “parola d’ordine” delle dimissioni di massa. E nel colloquio tra Napolitano e Letta è stata probabilmente stabilita un’agenda precisa per verificare la tenuta del Governo e quindi la richiesta di una fiducia davanti al Parlamento. Insomma, o le cose vengono chiarite sino in fondo, oppure si percorrono altre strade e si cercano altre soluzioni. Quando alle 19:30 si riunisce il Consiglio dei ministri c’è già aria di tempesta e i primi takes d’agenzia che filtrano da Palazzo Chigi fanno comprendere che la cosiddetta “manovrina”, cioè slittamento dell’aumento dell’Iva, rifinanziamento della cassa integrazione, messa a punto dello scorporo della rete Telecom e il rientro del deficit sotto il 3% del Pil, vengono accantonati. L’Ansa avvisa che, finché il Governo non avrà ottenuto la fiducia e non ci sarà una verifica, la “manovrina” non si può fare. La conseguenza di tutto questo che cosa è? In breve sintesi è che l’Iva scatterà automaticamente al 22% da martedì, primo ottobre come era previsto. Ma è possibile evitare ancora una simile misura che, secondo molti analisti e osservatori, darà un altro colpo duro, durissimo ai consumi in Italia? La domanda se la pongono tutti e noi l’abbiamo girata al professor Francesco Forte, economista, ex ministro delle Finanze.
Che significato ha tutto questo professore?
Un governo anche in stato di ordinaria amministrazione può benissimo firmare un decreto. Se il decreto non si fa, il problema è squisitamente politico e in questo caso, a mio avviso, ci si trova di fronte a un ricatto del Pd fatto al partner di governo, al Pdl. Hanno trovato la scusa buona, il pretesto che va bene. Ma il fatto è che al Pd andava benissimo l’aumento dell’Iva. Poi, ovviamente rovesceranno la colpa sul Pdl, sull’irresponsabilità di Silvio Berlusconi e via cantando, con tutti i grandi giornali che faranno da coro, ma in realtà, basta aver seguito il dibattito di questi mesi per comprendere che al Pd l’aumento dell’Iva va benissimo.
Ma anche in questi giorni, in tempi stretti, si potrebbe ovviare a questo rincaro dell’Iva?
Non credo che si riuscirà dato i rapporti che esistono nella “strana maggioranza”. Non so proprio immaginare quale scenario politico si profila all’orizzonte. Certamente sarà uno scenario piuttosto problematico. Si dice che ci siano tre o quattro parlamentari del Pdl che non si dimetteranno. Potrebbero tentare di fare un “governicchio”, ma non mi sembra affatto semplice. Anche perché si affaccia un grosso problema.
Quale esattamente?
Se lo scontro è a questo livello e ci saranno le dimissioni dei parlamentari del Pdl si presenterà una questione che riguarda il numero legale. A quanto so, mi dicono che anche la Lega Nord si dimetterà dal Parlamento. E allora non so proprio come faranno a districarsi in questo ginepraio. È diverso invece il fatto dello scorporo della rete di Telecom. Quello lo possono benissimo rinviare anche di sei mesi. Basta poi volerlo fare e realizzare.
(Gianluigi Da Rold)