Oggigiorno, non si può più stare senza lo smartphone. Anche Microsoft se ne è convinta. E si è fatta un telefonino da 5,44 miliardi di euro. E’ il costo dell’acquisizione della divisione cellulari della Nokia da parte dell’azienda di Redmond che, a questo punto, potrà riposizionarsi sul mercato dell’elettronica, tornando ad essere un temibile avversario per Google e Apple, attualmente leader nel settore della telefonia cellulare. Intanto, 32mila dipendenti Nokia passeranno a Microsoft, mentre l’attuale ad dell’azienda finlandese, Stephen Elop, tornerà subito a lavorare per Redmond, dove arrivò nel 2010 (e pure il favorito alla successione di Steve Ballmer che abbandonerà la guida del gruppo entro l’anno).  Sergio Luciano, giornalista economico, ci illustra tutti i risvolti dell’operazione.



Quale è il suo significato strategico?

Il telefono, staccandosi dal filo, si è trasformato da oggetto di lusso, negli anni 90, a compagno di vita imprescindibile. Da semplice strumento per parlare, è diventato un oblò per accedere alla rete. Microsoft, quindi, si è accaparrato un nome che, nonostante la fuliggine degli ultimi tempi, evoca l’eccellenza nelle telefonia a livello mondiale. L’azienda, a questo punto, può considerarsi completa rispetto alle proprie strategie. Acquistare un marchio storico del genere rappresenta la risposta – anche se a dire vero un po’ tardiva – ai suoi competitor. E, in particolare, a quel Leviatano rappresentato da Google.



E ad Apple no?

Beh, Apple si trova per certi aspetti in una situazione simile a Microsoft. Anch’essa era connotata da un fondatore carismatico che, a differenza di Bill Gates, non ha voluto fare un passo indietro ma è venuto a mancare, e il cui successore non brilla per capacità gestionali. Né in termini borsistici, né creativi. Insomma, Apple, sin da subito, si è adagiata sugli allori.

Poco prima che Steve Jobs morisse, la Apple era avanti a Microsoft. Sono bastato poco meno di due anni per colmare il gap?

Sì, perché si era determinata una bolla borsistica enorme determinata dall’enfasi straordinaria che circondava la figura di Steve Jobs. Venuto a mancare, la bolla si è sgonfiata.



Torniamo a Google: non crede che anch’esso possa rappresentare una bolla in procinto di scoppiare?

Google, diversamente da Apple, è un monopolista mondiale. Come Microsoft. Il primo è il più conosciuto motore di ricerca al mondo. Il secondo fa funzionare la stragrande maggioranza dei computer della terra.

 

Come giudica l’entusiasmo delle borse?

Non si tratta di semplice euforia momentanea, ma di un segnale che fa capire come il mercato apprezzi il fatto che Microsoft è uscita dall’impasse. 

 

La Nokia, fino a ieri, era finlandese.

Ciò significa che, da ieri, l’industria manifatturiera europea è uscita definitivamente dall’elettronica. E’ solamente l’ultimo episodio derivante dall’assenza di una politica industriale europea. Del resto, negli ultimi 25 anni, gli stessi produttori italiani si sono squagliati. Un quarto di secolo fa, un marchio come Brionvega aveva ancora un suo significato globale. Oppure, basti pensare all’Olivetti. Che a inizio degli anni 90 ancora poteva giocarsi una sua capacità progettuale nel settore dei telefoni cellulari. 

 

(Paolo Nessi