Le piccole e medie imprese rappresentano la struttura portante della nostra economia. Ciò nonostante, come è ormai noto, sono in Italia particolarmente bistrattate. Alle intemperie della crisi si è aggiunta, soprattutto negli ultimi tempi, l’onta dei mancati pagamenti da parte della pubbliche amministrazioni. Centinaia di imprese hanno iniziato a chiudere non più per debiti, ma per crediti che non riuscivano a esigere. Nel tempo sono stati prodotti svariati provvedimenti che avrebbero dovuto imporre la restituzione immediata dei crediti loro spettanti, il cui ammontare complessivo, secondo alcune stime, potrebbe facilmente superare i cento miliardi di euro. Tuttavia, neanche l’ultimo decreto del governo Letta per sbloccare questi crediti sembra aver sortito gli effetti desiderati. Come se non bastasse, la situazione dei finanziamenti da parte delle banche resta sempre estremamente difficoltosa. Ottenere un fido è sempre più difficile, e le morse del credit crunch non accennano ad allentare la presa. E’ quanto si rileva da un sondaggio condotto dall’Swg, secondo il quale il 25 per cento delle imprese, negli ultimi tre mesi ha notato un notevole irrigidimento rispetto ai criteri applicati dalla propria banca per l’approvazione dei prestiti e per l’apertura di linee di credito. Il 31 per cento, invece, ha registrato un irrigidimento moderato, mentre per il 40 per cento la situazione è rimasta pressoché invariata. Solo il 4 per cento, infine, ha registrato un allentamento.



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