Alitalia aspetta ancora il suo partner. L’attesa è lunga e difficilmente si troverà una soluzione nei tempi che si pensavano brevi. Etihad è ancora negli Emirati e oggi sembra un po’ più lontana. L’ultimo Consiglio d’amministrazione di Alitalia ha deciso la nuova struttura societaria, dopo la ricapitalizzazione dello scorso anno, e ora i soci principali sono le banche e l’azionista pubblico, Poste Italiane.



Questa nuova struttura societaria, a oggi, pecca ancora di un partner con esperienza nel settore aereo. Le banche e le Poste sono gli azionisti di riferimento, mentre Air France ha perso peso nel consiglio. Alitalia aveva bisogno di liquidità e la soluzione ponte trovata dal Governo è stata quella di fare entrare l’azionista pubblico. Una scelta che ancora una volta mostra la miopia dello Stato che ha messo 75 milioni in una compagnia aerea. Non certo il proprio business, dato che il fallimento della vecchia Alitalia non è poi neanche così lontano.



La liquidità immessa da questo aumento di capitale rischia inoltre di essere bruciata in breve tempo. Anzi, quasi certamente servirà per arrivare a fine dell’inverno o poco più. Per questa ragione l’arrivo di Etihad è sempre più impellente, tanto quanto sembra oggi un po’ più lontano.

Il Cda ha confermato sia Colaninno alla presidenza che Del Torchio come amministratore delegato, in continuità con la gestione precedente. Questa scelta sembra quasi obbligata, soprattutto adesso che Alitalia dovrà affrontare un piano di ristrutturazione e cercare di avvicinare il partner medio-orientale.



Ma perché Etihad è ancora lontana? Sicuramente la compagnia medio-orientale non investe tanto per investire. Prendere il 49% della compagnia e perdere dei soldi, come sta accadendo ancora adesso, non è un obiettivo di Etihad. Non può esserci una crescita sopra questa soglia di possesso azionario, perché altrimenti Alitalia perderebbe i vantaggi di essere un vettore comunitario. La compagnia medio-orientale può fare crescere l’hub di Fiumicino per i voli verso l’America e connettere al meglio i voli verso l’Asia tramite il proprio hub di Abu Dhabi.

Si comprende che la strategia di Etihad per Alitalia deve necessariamente andare di pari passo con quella di Fiumicino. Gli azionisti di Fiumicino sono gli stessi che ci sono anche in Alitalia: i Benetton hanno dunque bisogno di un’Alitalia forte per sviluppare l’aeroporto e al contempo i medio-orientali hanno interesse ad acquistare una parte del maggiore scalo italiano.

Per rilanciare Alitalia vi sarà bisogno di circa 3 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Vi sono da acquistare aerei a lungo raggio, perché sono proprio queste le tratte che la nuova Alitalia dovrà sviluppare. Al contempo, se Fiumicino vuole continuare a svilupparsi e non perdere traffico, ha bisogno di Alitalia con il suo hub and spoke. Senza Alitalia, lo stesso Fiumicino subirebbe un forte tracollo, perché a oggi la compagnia ha il centro del proprio network proprio su questo scalo e fa transitare quasi il 50% di tutto il traffico dell’aeroporto romano.

Etihad ha tuttavia una paura molto grande, legata all’incertezza tipica dell’Italia. Il nuovo piano di ristrutturazione di Alitalia dovrà passare ancora tramite altri sacrifici di personale e l’eventuale entrata dovrà essere fatta con la situazione già risolta. Solo a quel punto il vettore medio-orientale potrebbe scegliere di fare un investimento in Alitalia.

Per il momento, l’unica certezza è quella che i contribuenti hanno messo dei loro soldi senza che vi siano solide basi per il ritorno dell’investimento. Ma questo è un’azionista pubblico, baby.