«L’accordo di Basilea 3 mette le banche nelle condizioni di fare al meglio il loro lavoro, evitando il ripetersi dei rischi che hanno portato alla crisi dei debiti subprime nel 2007-2008». Lo evidenzia Roberto Mazzotta, ex presidente di Cariplo e di Banca Popolare di Milano, dopo l’accordo raggiunto domenica dai banchieri centrali e dai capi della sorveglianza sui criteri per gli indicatori sull’indebitamento e sulla liquidità.
Da quali esigenze nascono gli accordi raggiunti a Basilea?
L’accordo cosiddetto “Basilea 3” lega il sistema bancario internazionale attraverso le intese raggiunte nel “Comitato di Basilea” che riunisce le rappresentanze di questo sistema bancario nelle varie aree del mondo. La numerazione è quella determinata dagli accordi che sono stati presi per la terza volta a Basilea, in particolare dopo la grande crisi dei subprime nel 2007-2008.
Quali impegni per le banche comportano i nuovi accordi?
L’accordo raggiunto comporta due impegni di particolare importanza, che con la riunione di domenica hanno ricevuto una forte attuazione. Uno già raggiunto riguardava i livelli minimi di patrimonio, cioè il rapporto tra i mezzi propri della banca e il totale degli attivi. Questi ultimi erano stati rialzati rispetto agli accordi precedenti fino all’8%.
Che cosa si prevede invece per quanto riguarda la liquidità e l’indebitamento?
Il secondo punto riguarda il livello minimo di liquidità e soprattutto il livello massimo di indebitamento delle banche. In particolare, domenica l’intesa ha riguardato sia l’impegno delle varie aree che hanno una disciplina diversa, in modo da avere entro il 17-18 gennaio una regolamentazione omogenea del livello massimo di debito di ogni intermediario bancario. Occorre quindi una disciplina omogenea delle diverse regolamentazioni nazionali o di area monetaria rispetto al punto del tetto del debito, e una disciplina omogenea di informazione, comunicazione e vigilanza.
Qual è il valore di questa novità?
L’aspetto è estremamente importante perché uno dei detonatori della crisi del 2007-2008 fu proprio l’eccesso di indebitamento degli intermediari. Rispetto al patrimonio e al totale degli impieghi, e quindi degli attivi a rischio, il debito era troppo forte. Questo accordo crea quindi un percorso per il quale entro la data indicata del 17-18 gennaio, vi sarà una disciplina omogenea degli elementi di rischiosità del sistema degli intermediari.
I parametri di Basilea 3 renderanno più difficile l’acceso al credito per imprese e cittadini?
No. La stretta del debito non nasce dai requisiti bensì dalla mancanza di stabilità delle banche. L’origine degli accordi di Basilea risale alla fine degli anni ’80, mentre in precedenza c’erano requisiti ancora più stretti e rigorosi. Il concetto su cui si basano gli accordi di Basilea è che l’equilibrio tra patrimonio e attivi debba essere facilitato attraverso un esame della qualità del rischio. In precedenza tutti i rischi erano uguali e valevano 1, mentre dopo gli accordi di Basilea si sono attribuiti degli indici diversi a seconda di un insieme di parametri. Gli accordi di Basilea non hanno dunque reso i requisiti patrimoniali più stringenti, ma li hanno ridefiniti in modo più benevolo.
(Pietro Vernizzi)