«Pensare di risolvere i problemi dell’euro con aggiustamenti millimetrici è un’illusione. Serve un taglio netto, per quanto doloroso, e in questo senso è vero che un’affermazione alle europee dei partiti critici nei confronti dell’euro potrebbe essere uno shock positivo». È la constatazione di Alberto Bagnai, professore di Politica economica all’Università G. D’Annunzio di Pescara, dopo la battuta del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, secondo cui “potremmo ritrovaci nel nuovo Parlamento una quota significativa di partiti antieuropeisti. Potrebbe perfino essere uno shock positivo nei confronti dei politici anche perché facciano qualcosa per correggere la propria attitudine a prendersi i meriti di tutto ciò che va bene e accusare l’Europa per tutto ciò che va storto”. Un’affermazione poi ritrattata dal ministero, che ha diffuso una nota in cui si spiega che “è evidente che si è trattato di una battuta e di una piccola provocazione del ministro che si è rivolto in tono scherzoso al pubblico”.



Professor Bagnai, ha ragione Saccomanni a dire che le prossime elezioni potrebbero essere uno shock positivo?

Questa affermazione l’ho vista riportata solo dalle fonti di stampa, e quindi non ho sentito il tono con cui il ministro Saccomanni l’ha espressa. Bisognerebbe vedere se lo ha fatto in termini ironici e paradossali, o se realmente crede in questa cosa. È chiaro che un’affermazione dei partiti critici rispetto alla situazione attuale sarebbe una shock per chi questa situazione la difende. Poiché quella attuale sembra una situazione senza via di scampo, qualsiasi tipo di spostamento e di stimolo avrebbe un valore positivo.



Quali sarebbero le conseguenze di questo “shock”?

Bisognerebbe capire in che senso verrebbe accolto, perché ci sono delle persone che si illudono che questa situazione possa restare in piedi semplicemente modificando alcune regole, per esempio allentando i vincoli fiscali o modificando lo statuto della Bce. Si tratterebbe solo di aggiustamenti millimetrici che non farebbero altro che ritardare il crollo di un sistema che comunque non funziona, prolungando le sofferenze di chi ci vive dentro.

Il fatto che sia lo stesso ministro Saccomanni ad affermarlo vuol dire che anche nel governo c’è una linea alternativa?



Questo non glielo so dire. Risulta però emblematica la vicenda del viceministro Fassina, che nella storia della Repubblica italiana è forse il primo viceministro che si dimette perché in disaccordo con la linea del governo. In passato abbiamo visto ministri come Ferrero andare in piazza per manifestare contro il governo del quale facevano parte, il che non è il massimo della coerenza. Non credo però che nell’attuale governo ci sia una linea di critica o di proposta alternativa.

 

Esclude quindi che la linea anti-euro si rafforzi anche al ministero dell’Economia?

A me non piace il termine anti-euro. Io sono un economista, e se le dicessi che sono pro-euro sarebbe come per un medico dire che è pro-cancro. Questa cosa non ha senso per un professionista.

 

Quale fase sta attraversando l’attuale governo da un punto di vista economico?

C’è una grossa confusione, perché ogni giorno sono annunciate riprese e smentite, ogni giorno sono annunciati provvedimenti e poi sono ritirati. Abbiamo davanti una grande confusione e una grande paura, perché una cosa è molto chiara nella letteratura economica: chi è al governo quando si manifesta una crisi finanziaria con tutte le sue conseguenze, difficilmente poi torna al potere. Poiché i membri del governo vogliono conservare il potere, ora mettono le mani avanti.

 

Spesso i partiti che criticano l’euro lo fanno più in chiave distruttiva che costruttiva. Un’affermazione di questi partiti potrebbe davvero portare a una svolta positiva?

Sono d’accordo che molto spesso le proposte sono di tipo distruttivo con messaggi negativi. Voglio comunque ribadire il concetto che quando c’è da operare un tumore si comincia con il fare un taglio, che non è di per sé una cosa né piacevole, né costruttiva. Se il dibattito finora non è stato costruttivo, la colpa non è dei movimenti critici bensì di chi ha soffocato il dibattito per svariati anni.

 

(Pietro Vernizzi)

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