Il governo ha annunciato che il previsto taglio delle detrazioni fiscali non ci sarà. Per evitare che scatti la clausola di salvaguardia contenuta nella Legge di stabilità si procederà invece a unariduzione della spesa per circa 500 milioni. “Il Governo – si legge in una nota del Ministero dell’Economia – ritiene che la sede più opportuna per esercitare l’intervento di razionalizzazione delle detrazioni sia la delega fiscale attualmente in approvazione in Parlamento. A tal fine, anche con l’obiettivo di evitare qualsiasi ulteriore aggravio fiscale, il Governo provvederà, con apposito provvedimento, ad abrogare il comma 576 della Legge di stabilità 2014 e di conseguenza non vi sarà alcuna riduzione delle detrazioni attualmente in vigore. La copertura sarà assicurata incrementando gli obiettivi di risparmio previsti dalla revisione della spesa aggiungendovi, pertanto, le cifre stabilite nel comma 575 della stessa legge”.  Per recuperare quei 500 milioni – suggerisce Oscar Giannino – “«basterebbe tagliare le agevolazioni iva date a Poste e ad Alitalia» come propone l’Istituto Bruno Leoni. 



Senza un provvedimento del governo, tuttavia, tra meno di dieci giorni entreranno in vigore i tagli lineari previsti dalla legge di stabilità, non è così?   

Innanzitutto ricordiamo da dove nasce il meccanismo delle clausole di autotutela.

Ricordiamolo.

Quel meccanismo nasce col ministro Tremonti sulla base di una comprovata e legittima sfiducia nei confronti della capacità della politica e dei governi di procedere in maniera ordinata nel tempo a riduzioni di spesa tendenziale, attraverso appunto delle clausole di salvaguardia automatica. Peccato che questo fine, giusto e nobile secondo me perché ci cautela, è diventato uno strumento che la politica e i governi hanno ribaltato.



Ribaltato in che senso?

Il governo pro tempore in carica dice: siccome le clausole automatiche non le ho stabilite io, la spesa non la taglio e aspetto le ultime due settimane prima che entri automaticamente in vigore la clausola di salvaguardia per alzare le spalle e dire: cosa volete? Mica l’ho stabilito io. Questo testimonia che la legittima sfiducia da cui nacquero le clausole di salvaguardia è finita per diventare una nuova scusa per la politica per non tagliare la spesa. Siamo al classico paradosso italiano: anche quando ci inventiamo le misure di cautela, la cautela viene due volte aggirata.



Finora il governo Letta non si è comportato in modo molto diverso.

Spiace dirlo, ma anche il governo Letta fa esattamente parte di quella categoria. La categoria di chi fa finta di non sapere e fa maturare il tempo fino alla penultima giornata. Come puntualmente era avvenuto per l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva. È una pessima abitudine che da ai governi un pessimo voto sulla credibilità.

Cosa doveva fare il governo?

Appena un governo entra in carica dovrebbe sapere che è chiamato a tagli di spesa per impedire che scattino le clausole di salvaguardia e non a elaborare i suoi documenti contabili facendoci il conto sopra, facendo finta di scoprirlo la settimana prima. Ma va detta anche un’altra cosa.

Prego.

Riguarda quella che in gergo tecnico viene chiamata tax expenditures che mira a sfoltire le troppo numerose detrazioni e deduzioni vigenti nel nostro ordinamento che si sono accumulate nel tempo, spesso senza un ordine logico ma per accontentare lobby di amici degli amici. Da quando nacque la Commissione Vieri Ceriani, che tre anni fa fece la prima ricognizione e stabilì cosa fare per sfoltire questa giungla di piaceri ad amici, l’idea guida è sempre stata una.

 

Quale?

Che un intervento di quel tipo, di accorpamento e riduzione delle detrazioni, va affiancato a una riforma generale del fisco che veda una diminuzione delle aliquote medie e mediane. Naturalmente, la riforma fiscale non c’è mai stata mentre invece si arriva puntualmente alla clausola di salvaguardia automatica per la riduzione delle detrazioni. Anche il rapporto del Fondo monetario internazionale va inquadrato nella riflessione generale sul sistema fiscale; il Fondo non dice: fatela scattare tra una settimana                         

 

L’impressione è che il rapporto del Fmi venga usato strumentalmente, non è così?

È ovvio che si tratta di una trappola mediatica. Non è che il Fondo monetario dica all’Italia: tra una settimana tagliate tutto linearmente. Fa semplicemente notare che il corpo enorme delle centinaia di fattispecie previste è insensato e, nel quadro di una riforma organica del fisco, andrebbe ridotto.

 

La decisione di procedere con tagli al mare magnum della spesa è una buona notizia, non le pare?

Eviterebbe un’altra barbarie.

 

Quale barbarie?

Il taglio alle detrazioni sarebbe retroattivo, varrebbe cioè per il 2013. Tanto per cambiare, sarebbe l’ennesima conferma che lo Stato mette lo statuto del contribuente sotto i piedi: ad esercizio di reddito chiuso ti dice che i conti che avevi fatto su quanto potevi detrarre sono tutti sbagliati perché nel frattempo è cambiata la norma. Altre strade, come il taglio lineare o quello discrezionale, presentavano comunque difficoltà.

 

Quali difficoltà?

Il taglio lineare avrebbe effetti regressivi sul reddito disponibile degli italiani, cosa di cui non abbiamo certo bisogno visto che abbiamo alzato le accise, l’Iva, tutte cose regressive; mentre una riduzione costruita in maniera discrezionale, che implica delle scelte, avrebbe qualche difficoltà a portare a casa i 500 milioni previsti per questo primo anno.

 

In che modo si potrebbero recuperare quei 500 milioni?

L’Istituto Bruno Leoni ha lanciato questa proposta: servono 500 milioni? Bene, basta sommare due voci: il totale delle agevolazioni Iva date a Poste – che sono 200 e rotti milioni – e le nuove facilitazioni concesse ad Alitalia con la protrazione dei benefici previdenziali disposti nel 2008, i benefici al personale navigante, ecc. – che sono altri 280 milioni. Sommando i 280 e i 220 milioni arriviamo esattamente a quella cifra. Basta semplicemente tagliare gli effettivi aggiunti ad Alitalia a quelli del 2008 e quelli ordinari previsti per le Poste. Sulla sola materia dell’Iva, si badi bene. Eccoli qua 500 milioni. Ma volendo, di esempi di questo tipo ce ne sarebbero tanti, visto com’è messa la nostra spesa pubblica.

 

Adesso passa tutto nelle mani di Cottarelli?

Personalmente solidarizzo con Cottarelli, poverino. Da solo, voglio proprio vedere come farà.